Si moltiplicano le iniziative legate al nostro zafferano in questi giorni di raccolta dei fiori: il 24 e 25 ottobre p.v. il nostro Consorzio, nell’ambito del progetto “l’Oro d’Abruzzo”, avrà il piacere e l’onore di ricambiare la calorosa ospitalità del Consorzio di tutela del Radicchio Rosso Di Treviso IGP e Radicchio Variegato di Castelfranco IGP, con una manifestazione che metterà al centro il nostro territorio ed il suo e nostro prodotto di punta, lo Zafferano dell’Aquila DOP.
Il clou dell’evento sarà l’incontro aperto al pubblico dal titolo “lo Zafferano dell’Aquila DOP come motore dello sviluppo del territorio”, che si terrà presso Palazzo Santucci a Navelli il giorno 25 ottobre alle ore 17, cui seguirà un breve aperitivo, alla presenza delle maggiori cariche istituzionali regionali e provinciali, cui tutti i cittadini sono invitati ad intervenire.
La serata si concluderà con una cena ufficiale presso il ristorante “Il Borgo dei Fumari” di Prata d’Ansidonia, in cui lo chef di casa Lino Guarascio aprirà le porte della sua cucina agli chef che arriveranno appositamente da Treviso per dar vita a piatti unici, grazie all’incontro di sapori e di gusto dei prodotti dei rispettivi territori, radicchio per il Veneto e non solo zafferano per l’Abruzzo, ma tutti i prodotti del paniere di “l’Oro d’Abruzzo”.
Il Consorzio rappresenta tutti i produttori consorziati che contribuiscono alla produzione della preziosa spezia nel nostro territorio, nell’area DOP individuata nei comuni di Navelli, Caporciano, San Pio delle Camere, Prata d’Ansidonia, San Demetro ne’ Vestini, Poggio Picenze, Villa Sant’Angelo, Fagnano Alto, Fontecchio, Tione degli Abruzzi, Acciano, Molina Aterno e L’Aquila, tra i quali spicca la storica Coop. “Altopiano di Navelli” fondata a Civitaretenga, frazione di Navelli, ben 45 anni fa da Silvio Salvatore Sarra.
Da Confcooperative targa per ruolo aggregazione coltivatori
La Cooperativa Altopiano di Navelli ha ricevuto una targa quale riconoscimento di “cooperativa autentica” per la sua funzione di aggregazione reale della gran parte dei piccoli coltivatori dello zafferano, spezia che caratterizza il territorio aquilano.
Da 45 anni la cooperativa, fondata da Silvio Sarra, contribuisce in maniera decisiva al rilancio e alla tutela della produzione dello zafferano.
La Cooperativa, con il presidente Valentino Di Marzio, ha ospitato i vertici nazionali e regionali di Confcooperative, presente il presidente nazionale Maurizio Gardini, il direttore generale Fabiola Di Loreto e il presidente di Confcooperative Abruzzo Massimiliano Monetti.
All’incontro con la consegna della targa hanno partecipato la consigliera della Cooperativa Dina Paoletti, vice presidente di Confcooperative Abruzzo, insieme al presidente del Consorzio di Tutela dello Zafferano dell’Aquila Dop Massimiliano D’Innocenzo, e il sindaco di Navelli Paolo Federico.
Proposta di installazione di un sistema di videosorveglianza finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati legati a fenomeni criminosi che rendono la vita dei cittadini sempre meno sicura e i nostri paesi sempre più degradati.
“Se alla fine il consumo nazionale è quello di palate di zafferano iraniano e spagnolo, ci sarà un perché. Oltre dieci anni di promozione di quello aquilano, con il Consorzio dop , risorse europee, grassi fondi regionali e locali, convegni, promozioni, ambasciatori di qualità e quant’altro, hanno prodotto scatole vuote dove chi più e chi meno, ha avuto il suo obolo. Basta andare su Google. Chi ha intenzione di acquistare l’oro rosso usando internet, si perde nel nulla, dal nome dell’ azienda, alla descrizione prodotto, i recapiti, il prezzo, le confezioni, e le modalità d’acquisto, tutto sconosciuto. Trovi solo una lista disordinata e svariati siti morti. Con la “zafferanite” tornata di moda dopo il bando ferragostano per i bulbi dop di Crocus Sativus affidati ad aspiranti coltivatori e che ha visto l’investitura diplomatica di Ambasciatore del cuoco aquilano Willliam Zonfa, abbiamo chiesto una riflessione all’enogastronomo Roberto De Viti… sentiamo”
Servizio e testo di Matilde Albani, riprese di Elisabetta Di Giorgio
LA NUOVA LEGGE DELLA REGIONE ABRUZZO SULLA LOCALIZZAZIONE DELLE CENTRALI DI COMPRESSIONE E SULLE DISTANZE DELLE CONDOTTE: UNA MAGGIORE TUTELA PER L’INCOLUMITA’ DELLE PERSONE E UNO STRUMENTO IN PIU’ PER OPPORSI ALLA SNAM!
Nella seduta di martedì 26 maggio, il Consiglio regionale d’Abruzzo ha approvato, con voto unanime, una nuova legge sulla localizzazione delle centrali di compressione e sulle distanze minime dei metanodotti dai fabbricati.
Con le nuove norme la Regione Abruzzo ha uno strumento in più per contrastare il devastante progetto della Snam relativo alla centrale di compressione di Sulmona e al mega gasdotto che dovrebbe interessare le aree più sismiche dell’Appennino, tra cui la Valle Peligna e gran parte dell’Aquilano. In ottemperanza a quanto già previsto dal piano regionale sulla qualità dell’aria, la legge stabilisce che le centrali di compressione possono essere collocate solo nelle aree industriali, dove però “l’impatto ambientale e il rischio sismico sono minori”.
La nuova normativa fa propria un’esigenza più ampia che va oltre il progetto Snam perché stabilisce adeguate distanze di sicurezza dei metanodotti dai fabbricati, rispondendo, in tal modo, a una situazione di urgenza per la salvaguardia della salute e dell’incolumità dei cittadini, dopo l’ esplosione del metanodottodi Mutignano di Pineto che ha causato diversi feriti e danni notevoli alle abitazioni e a quant’altro presente nel raggio ricompreso dall’esplosione.
Il drammatico evento ha dimostrato l’inadeguatezza grave delle disposizioni nazionali sulle distanze minime di sicurezza, tale da violare il diritto fondamentale alla tutela della salute riconosciuto dall’articolo 32 della Costituzione.
La nuova legge non riguarda solo i metanodotti, ma colma una lacuna della legge nazionale vigente anche rispetto alle distanze di sicurezza delle centrali di compressione e regola il caso particolare delle condotte di metano tra loro contigue che possono dare luogo a fenomeni esplosivi e cumulativi da effetto domino.
Infatti, rispetto alla normativa nazionale, la legge regionale estende le distanze di sicurezza sulla base del diametro delle condotte e della loro pressione di esercizio, tutelando gli agglomerati di fabbricati inferiori a 300 abitanti, i fabbricati d’uso collettivo (ospedali, supermercati…), i fabbricati isolati, affermando, così, che anche una sola vita umana va difesa.
I comitati auspicano che, nel processo giudiziario che sarà avviato dopo l’incidente al metanodotto di Mutignano di Pineto, la Regione vi si inserisca e sollevi il problema dell’incostituzionalità delle norme nazionali che non possono stabilire parametri di tutela sulla base del numero di persone da salvaguardare.
I comitati esprimono la propria soddisfazione e il proprio apprezzamento per l’impegno di tutti i gruppi consiliari, in particolare del Presidente della Commissione Territorio e Ambiente Pierpaolo Pietrucci, che è anche stato relatore della proposta, del consigliere del nostro territorio Andrea Gerosolimo, anche per il supporto dato dalle sue segreterie.
In vista dell’incontro, convocato per il 10 giugno prossimo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Regione Abruzzo potrà far valere anche la nuova legge, in aggiunta ad altre importanti disposizioni a tutt’oggi rimaste inattuate (come la risoluzione parlamentare e la norma regionale che regola il confronto con il Governo nazionale) per esigere l’istituzione di un tavolo tecnico e tempi adeguati per la valutazione di proposte alternative rispetto al progetto della Snam.
I COMITATI: SI ALLUNGA LA LISTA, SI ACCORCIA LA SICUREZZA!!!!!!!
Intorno alle 4 di sabato mattina 9 maggio, a Roncade, in provincia di Treviso, si è verificata l’esplosione del metanodotto della Snam (diametro 650 mm. e 56 bar di pressione) che trasporta il gas da Trieste a Mestre . La conduttura ha ceduto proprio nel punto in cui sottopassava il letto di uno dei canali di campagna e la consistente fuoriuscita di gas naturale dal metanodotto, ha investito parecchi filari di vite in una zona, prevalentemente agricola, dove sono attive numerose aziende molte delle quali produttrici di vini, causando un considerevole danno economico.
Il boato, data la collocazione del tubo, ha generato una sorta di geyser che sparava in aria, oltre i 50 mt. di altezza, agglomerati di terreno, fango e limo pregni di gas, acqua, piante e persino pesci fino a 200 metri di distanza; la vicinanza – poche decine di metri – dai fili dell’alta tensione, ha indotto i Vigili del fuoco a procedere all’evacuazione di tutte le abitazioni presenti entro un raggio di 500 metri dal punto di rottura del metanodotto.
La misura precauzionale adottata dalla squadra dei Vigili del fuoco, frutto della competenza ed esperienza in materia, evidenzia che le distanze di sicurezza stabilite nel decreto ministeriale del 17/4/2008 (regola tecnica progettazione, costruzione, collaudo….) che fissa in poche decine di metri la distanza tra le condotte di prima specie, come il metanodotto Sulmona-Foligno (diametro 1200 mm. e 75 bar di pressione) e abitazioni isolate, nuclei abitati, luoghi di aggregazione di persone… e la posa di metanodotti in prossimità di tralicci e cavi dell’alta tensione, non sono idonee a garantire l’incolumità delle persone e che lo stesso decreto necessiterebbe di una analisi più aderente alla realtà, anche dopo i recenti casi, che la cronaca riferisce, di esplosioni di condotte dal diametro e pressione inferiore a quelli del Sulmona-Foligno.
Basti pensare che solo negli ultimi 5 mesi ce ne sono state tre: il 10/12/2014 nella centrale in via S. Alberto nel ravennate; il 6 marzo scorso a Mutignano in provincia di Teramo e sabato 9/05/2015 in provincia di Treviso.
C’è da chiedersi se il territorio non stia avendo una crisi di rigetto verso questi “corpi estranei” con i quali non riesce più a “convivere” e dove risieda la certezza che le condotte, nonostante la fragilità sismica e idrogeologica del nostro Paese, resteranno integre,certezza che si sgretola, visto il ripetersi così frequente ed in lassi di tempo relativamente brevi di casi di esplosione dei metanodotti della Snam.
C’è da chiedersi se l’accelerazione con la quale si apprestano ad autorizzare la centrale (e a seguire il metanodotto) con la scadenza ormai prossima del 4 giugno, non sia espressione di una politica distante dai cittadini e dai loro diritti, autoreferenziale, cieca, che non vuole o non sa coniugare la tutela dell’ambiente con la salute, il benessere e l’opportunità di sviluppo per chi vive in questi territori che devono essere protetti e valorizzati come meritano e non deturpati e oltraggiati con impianti pericolosi.
Centrale Snam: la presidenza del consiglio convoca un incontro a Roma per il prossimo giovedì 30 aprile. Per i Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona siamo ormai all’anticamera dell’autorizzazione. Il Presidente D’Alfonso partecipi personalmente e contesti su tutta la linea la posizione autoritaria del Governo.
Centrale Snam ultimo atto? La presidenza del Consiglio dei Ministri ha convocato per giovedì 30 aprile a Roma un incontro sulla centrale di compressione Snam al quale sono stati invitati, oltre ai competenti Ministeri, la Regione Abruzzo e il Comune di Sulmona.
Sulla natura di questo incontro non ci facciamo nessuna illusione. Per il Governo è il disbrigo di una formalità, prima di emettere il provvedimento autorizzativo per la costruzione della centrale in località Case Pente di Sulmona.
A gestire la fase finale di una vicenda che dura da oltre sette anni sarà Claudio De Vincenti, che passerà a se stesso l’incartamento della Snam. Egli, infatti, nel frattempo è stato promosso sul campo: da Vice Ministro dello Sviluppo Economico a Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. De Vincenti è da sempre uno dei più accesi sostenitori del progetto della Snam, al punto che, nel rispondere alle interpellanze parlamentari, non disdegna di sposare pienamente le tesi della multinazionale. L’ultimo esempio è la risposta alla senatrice Enza Blundo del M5S.
Al Governatore Luciano D’Alfonso chiediamo di “metterci la faccia” e di non continuare a defilarsi come ha fatto finora. Nell’ assemblea del 22 settembre dello scorso anno al Cinema Pacifico di Sulmona D’Alfonso dichiarò che la Regione non sarebbe stata “il cameriere dello Stato”, ma l’impegno del Presidente durò poco, fino al primo ottobre, quando ebbe un duro confronto proprio con De Vincenti. Da allora di D’Alfonso, sulla questione Snam, si sono perse le tracce. Pertanto auspichiamo:
Che il Presidente D’Alfonso intervenga personalmente all’incontro del 30 aprile e non continui a delegare al solo Assessore Mazzocca la gestione di un problema che richiede il coinvolgimento della Regione al massimo livello;
Che la Regione non si limiti a ribadire le motivazioni di contrarietà all’opera, attraverso il “no” all’intesa con lo Stato, ma contesti su tutta la linea il carattere autoritario e prevaricatore della posizione del Governo;
Che la Regione esiga che nessuna decisione venga assunta in merito alla sola centrale di compressione, stante l’arbitraria suddivisione in due parti dell’iter autorizzativo: metanodotto e centrale costituiscono infatti, come da progetto Snam, un’opera unitaria;
Che la Regione si batta affinchè venga sospesa ogni decisione di merito alla luce delle tante anomalie riscontrate (mancanza della Valutazione Ambientale Strategica (VAS); suddivisione in cinque V.I.A. separate anzichè V.I.A. unica; conflitti d’interessi di molti componenti della Commissione nazionale VIA , come denunciato alla Camera dal M5S), nonché della insufficienza degli studi sulla sismicità e delle misure di sicurezza (come dimostra l’esplosione di Mutignano di Pineto).
Che la Regione esiga dal Governo il pieno rispetto della volontà delle istituzioni democratiche, dando attuazione, in particolare, a quanto deciso dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, attraverso l’istituzione di una apposita commissione bilaterale che, nell’arco di 6 mesi, elabori soluzioni alternative sia per la centrale che per il metanodotto.
L’imposizione da parte del Governo di un’opera così devastante sarebbe un inammissibile atto di violenza! I Parlamentari, i Sindaci e la politica mettano in atto ogni iniziativa per impedire un tale scempio del territorio e della democrazia!
A TUTTI I CITTADINI, COMITATI ED ASSOCIAZIONI CHE HANNO A CUORE LA DIFESA DELLA SALUTE E LA TUTELA DEL TERRITORIO!!!!!!!!
In prossimità della Conferenza dei Servizi per il metanodotto Sulmona-Foligno, fissata per il 26 marzo p.v. ore 10 a Roma in via Molise 2, i Comitati cittadini per l’ambiente hanno indetto una pubblica assemblea lunedì 23 marzo ore 17,00 presso la Comunità Montana Peligna per informare e discutere insieme sulle ultime notizie inerenti l’opera, anche dopo quanto accaduto a Mutignano, Pineto nell’esplosione del gasdotto.
Ora più che mai è fondamentale far sentire la propria voce presenziando dinanzi al Ministero dello Sviluppo anche perché quasi sicuramente questa è l’ultima volta che ci si recherà a Roma poiché altrettanto sicuramente in tale data si chiuderà definitivamente il procedimento.
Chiediamo, pertanto, di partecipare almeno questa volta anche per dimostrare che non siamo sempre i “soliti pochi” che non vogliono questa opera dannosa sul proprio territorio ed a tal fine, si è pensato di organizzare un pullman per andare a Roma. Occorre far conoscere la propria adesione onde prenotare in tempo e con certezza il mezzo presso l’autonoleggio.
I riferimenti per comunicare la propria partecipazione sono i seguenti:
email sulmonambiente@gmail.com Mario 33396 98 792 Giovanna 3284776001 Antonio 3407066402 Clotilde 3385910843
La legge n. 100 del 12 luglio 2012 prevede che entro 90 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento i Comuni procedano ad approvare il piano di emergenza comunale, redatto secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del Dipartimento della Protezione Civile e delle Giunte regionali. Lo scorso 12 ottobre è stata inviata una nota alle Regioni e alle Province Autonome chiedendo una prima ricognizione sulla pianificazione di emergenza comunale, cui ha fatto seguito un sollecito lo scorso 30 novembre.
Alla data del 24 gennaio 2013 la ricognizione avviata dal Dipartimento della Protezione Civile per conoscere quanti e quali Comuni italiani abbiano un piano di emergenza, in base ai dati forniti dalle Regioni e dalle Province Autonome, ha evidenziato come solo Basilicata, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta abbiano indicato il numero e l’elenco dei Comuni che si sono dotati di un piano di emergenza. In particolare la Regione Abruzzo ha fornito soltanto i dati relativi al numero dei Comuni (257 su un totale di 305) e dovrà integrare le informazioni trasmettendo anche l’elenco.
Che cosa aspetta il Comune di Navelli ha dotarsi anch’esso di uno strumento di pianificazione delle attività e degli interventi d’emergenza e soccorso che devono essere attuati in occasione del verificarsi d’eventi calamitosi a tutela della vita umana e della protezione dei beni? O forse lo ha già? E se è così dov’è?