ORA E SENZA NESSUN INDUGIO!

TERREMOTO: SNAM E GOVERNO METTANO LA PAROLA FINE AL MEGAGASDOTTO APPENNINICO

gasdotto-rete-adriaticaL’Appennino centrale continua a tremare con effetti devastanti su popolazioni ormai allo stremo. I sismologi sostengono che, quanto accaduto il 24 agosto, il 26 ottobre e dopo la scossa di ieri, faccia supporre che siamo di fronte a tre terremoti distinti, i quali hanno prodotto un susseguirsi di attivazione di faglie e sciame sismico con magnitudo elevata, apertura del terreno e dislocazione del piano di campagna: un “contagio sismico” con un effetto domino molto preoccupante secondo il CNR (Centro Nazionale delle Ricerche). I sismologi spiegano che è l’intero sistema di faglie dell’Appennino che si sta muovendo, vale a dire che Amatrice è “figlia” dell’Aquila e i due ultimi eventi sismici sono “figli” di Amatrice. Di fronte a quello che sta succedendo siamo costretti a gridare forte : la Snam e il Governo Renzi chiudano una volta per tutte la vicenda del supergasdotto lungo l’Appennino. Insistere con un’opera tanto  pericolosa, in territori così pesantemente colpiti dalla  sequenza di terremoti che dal 1997 ad oggi stanno devastando l’Appennino centrale, è una follia. Queste zone terremotate, le cui popolazioni stanno vivendo ore drammatiche tra crolli e macerie, sono le stesse che dovrebbero essere attraversate dal megagasdotto: Norcia, Visso, Preci, Cascia, Serravalle del Chienti…,sono esattamente alcuni dei Comuni sul cui territorio la Snam insiste nel far passare il metanodotto “Rete Adriatica” di 687 km. E’ impressionante constatare come, sovrapponendo il tracciato del grande gasdotto con la mappa della pericolosità sismica del centro Italia, molti dei Comuni attraversati dalla infrastruttura Snam, sono altrettanti epicentri, o località vicinissime ad essi, dei disastrosi sismi degli ultimissimi anni: quello del 2009 a l’Aquila, quello di due mesi fa ad Amatrice e i due recentissimi terremoti di questi giorni. Ha senso perseverare in una ostinata decisione di imporre una infrastruttura che dovrebbe attraversare tutta la dorsale appenninica così critica sotto il profilo geologico e che sta manifestando, in questi ultimi anni, mesi e giorni, tutta la sua forza distruttrice? Le faglie non hanno ancora smesso di muoversi, dicono i sismologi e, in questo contesto, Sulmona e la Valle Peligna, dove oltre al gasdotto la Snam vuole insediare anche la centrale di compressione, dovrebbero stare tranquille?  Gli esperti non si stancano di ricordarci che il nostro problema è la faglia del Morrone, “silente” da oltre 1900 anni, ma che potrebbe attivarsi in ogni momento con un terremoto che potrebbe raggiungere una magnitudo di 6.5. Le rassicurazioni che sistematicamente vengono date, non tranquillizzano affatto i cittadini: il rischio per l’incolumità delle persone esiste data l’elevata sismicità delle zone attraversate e lo ha esplicitato in modo chiaro e inequivocabile la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati nella risoluzione unanime del 26 ottobre 2011, con la quale impegnava il Governo alla modifica del tracciato. Non è ammissibile che gli interessi della multinazionale del gas possano prevalere sul diritto dei cittadini a veder tutelata la propria sicurezza  e la propria salute. E’ di qualche giorno fa la pubblicazione del decreto che accelera i tempi per le grandi opere e che entrerà in vigore il prossimo 11 novembre. Nessuna opera cosiddetta “ strategica”, può essere anteposta alla incolumità delle persone!

I nostri rappresentanti istituzionali ai vari livelli, dietro la spinta del movimento dei cittadini, hanno espresso la loro contrarietà all’opera, ma si sono fermati all’approvazione di meri atti amministrativi, senza mettere in campo nessuna efficace iniziativa nei confronti del Governo. Considerata la forte preoccupazione esistente nella nostra popolazione per quello che potrebbe accadere se l’opera venisse a breve autorizzata, auspichiamo un immediato ed incisivo intervento da parte del Sindaco di Sulmona e degli altri Sindaci del territorio, del Presidente della Provincia, della Regione e dei Parlamentari. ORA E SENZA NESSUN INDUGIO! Il governatore Luciano D’Alfonso. insieme ai governatori dell’Umbria, delle Marche e del Lazio, chiedano al Presidente del Consiglio Renzi di fermare ogni procedura autorizzativa  rispetto al gasdotto e alla centrale e di dare attuazione alla decisione, finora disattesa, del Parlamento italiano attraverso la risoluzione dell’ottobre 2011 e ribadita nel dicembre dello scorso anno : l’attivazione di un tavolo tecnico-istituzionale al fine di individuare una soluzione alternativa, al di fuori della dorsale appenninica.

Sulmona, 31 ottobre 2016

Comitati cittadini per l’ambiente

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“Stop al gasdotto nelle zone sismiche!”

Il devastante terremoto del 24 agosto scorso, con il suo pesantissimo carico di morti e distruzioni, ha riacceso tra i cittadini la preoccupazione per il mega gasdotto “Rete Adriatica” che la Snam insiste nel voler realizzare lungo i territori più altamente sismici dell’Appennino centrale. Al riguardo, la Parlamentare europea Laura Agea, del Movimento 5Stelle, ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea con cui si chiede di bloccare la pericolosa opera della Snam.

Gas: interrogazione Agea (M5S) su gasdotto ‘Rete adriatica’ – Eurodeputato, tracciato è in zona sismica Appennino  (di Laura Agea, Movimento 5 Stelle).

AGEA, Laura (EFDD, IT)
Laura Agea

“Mettereste il dito nell’acqua bollente? Sì, se siete incoscienti o sottostimate la temperatura dell’acqua. Allo stesso modo, mettereste sopra una faglia un gasdotto lungo 687 km? La risposta è la stessa: sì, se ignorate del tutto la pericolosità di quella faglia. Il terremoto che ha colpito il Centro Italia lo scorso 24 agosto ci ha ricordato quanto è fragile il nostro Appennino. Ha provocato oltre 290 vittime e distrutto interi Paesi. Il gasdotto Snam Rete Adriatica deve essere bloccato. Tutte le località interessate dal tracciato sono in zona sismica di 1° e 2° grado. È la zona viola della cartina italiana, quella che mostra la fragilità del territorio: la Snam ha scelto un tracciato che si snoda lungo le depressioni tettoniche interne dell’Appennino centrale. Che cosa succederebbe se un terremoto provocasse una esplosione o danneggiasse il gasdotto? Chi tutelerebbe i cittadini che vivono in quelle zone?

Ai cittadini che vivono in quel territorio viene negato e sottratto l’applicazione del principio di precauzione, uno dei principi fondanti dell’Unione europea “Il suo scopo è garantire un alto livello di protezione dell’ambiente grazie a delle prese di posizione preventive in caso di rischio. Tuttavia, nella pratica, il campo di applicazione del principio è molto più vasto e si estende anche alla politica dei consumatori, alla legislazione europea sugli alimenti, alla salute umana, animale e vegetale”, si legge nelle Comunicazione della Commissione europea. Il progetto del gasdotto Snam prevede l’interramento di un tubo dal diametro di 1,2 metri. Per farlo dovranno essere abbattuti gli alberi che attraversano tre parchi nazionali, un parco regionale e 21 siti di importanza comunitaria. Al rischio sismico, si aggiunge il rischio ambientale. È una follia! Il Movimento 5 Stelle è al fianco di tutti i Comitati di cittadini e di tutte le associazioni che dal 2005 – data in cui venne presentato il primo progetto – lottano contro la devastazione del loro territorio. Combattiamo la battaglia contro questo scempio con Stefania Troiani, Portavoce al Consiglio comunale di Gualdo Tadino, al Parlamento nazionale e al Parlamento europeo.

Nell’interrogazione che ho inviato alla Commissione europea chiedo di far rispettare le direttive europee, proteggere i cittadini e garantire la salvaguardia ambientale. Faremo pressione e pretenderemo il rispetto dei cittadini. Stop ai gasdotti nelle zone sismiche”.

Sulmona, 13/09/2016

Comitati cittadini per l’ambiente

«Quei maxi gasdotti in zone sismiche…»

Il monito di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera dopo il disastroso terremoto di Amatrice

“Quei maxi gasdotti in zone sismiche… il metanodotto Snam da Brindisi a Minerbio va avanti, nonostante i ricorsi che paventano i rischi legati ai terremoti sugli Appennini. Fidarsi è bene, ma…”. Inizia così l’articolo apparso sul magazine “Sette” del Corriere della Sera del 2 settembre scorso, a firma di Gian Antonio Stella, che induce il lettore a soffermarsi sul tema “grandi opere e grandi interrogativi”. Il giornalista esordisce invitando a rileggere un comunicato del Grig (Gruppo di Intervento Giuridico) e di altre associazioni ambientaliste, di oltre cinque anni fa, con cui si dava notizia che “il 7 marzo scorso i Ministri Prestigiacomo (Ambiente) e Bondi (Beni Culturali) hanno firmato il decreto che dà il via libera al metanodotto Sulmona-Foligno e alla centrale di compressione nella città di Sulmona (zona sismica A, massimo rischio)… Dei 30 Comuni attraversati nel tratto appenninico centrale, 15 sono in zona sismica A e 15 in zona sismica B, di meglio non si poteva fare per intercettare e sovrapporsi al sistema di faglie attive che anche recentemente hanno “dimostrato” catastroficamente quanto sono tali!… Sarà un disastro annunciato per territori rimasti ambientalmente e paesaggisticamente intatti, ma inserirà una infrastruttura per il trasporto del gas all’interno del corridoio italiano a maggior rischio sismico”.

“Cinque anni dopo, – commenta Stella – gli ambientalisti tornano alla carica e hanno gioco facile nel citare quanto è successo la settimana scorsa ad Amatrice, Pescara del Tronto, Accumoli… vale la pena di correre dei rischi solcando aree colpite più volte negli anni recenti da terremoti devastanti?”. “Scontate le reazioni – aggiunge Stella -: nessun rischio reale, massima sicurezza, la scienza al giorno d’oggi consente cose ieri inimmaginabili. Per carità, vogliamo crederci. Anche i giapponesi, però, prima del devastante terremoto seguito dal maremoto dell’11 marzo 2011 erano altrettanto sicuri delle garanzie fornite dalla centrale di Fukushima. Proprio la tragica smentita di quelle “assolute garanzie” dell’impianto atomico nipponico spinse l’Europa a ripensare il programma nucleare”. Gian Antonio Stella richiama la doverosa applicazione del principio di precauzione e così conclude: per carità, fidarsi è bene, ma…”.

In merito al principio di precauzione Il Consiglio di Stato, con sentenza del maggio 2015, ne chiarisce l’importanza sostenendone l’applicazione “ogni qual volta non siano conosciuti con certezza i rischi indotti da un’attività potenzialmente pericolosa per la sanità pubblica, la sicurezza e l’ambiente, per cui l’azione dei pubblici poteri deve tradursi in una prevenzione anticipata, rispetto al consolidamento delle conoscenze scientifiche”.

Se due catastrofici terremoti non sono stati sufficienti per far cambiare idea alla Snam, cos’altro deve ancora accadere?

Auspichiamo che i Sindaci del territorio, giustamente preoccupati in questi giorni per garantire la sicurezza degli studenti, diano la massima priorità anche alla questione del gasdotto e della centrale Snam e mettano in atto ogni possibile iniziativa per impedire la realizzazione di un’opera che esporrebbe l’intera popolazione ad ulteriori gravissimi rischi.

Sulmona, 6 settembre 2016

Comitati cittadini per l’ambiente

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Al via il “Festival della Partecipazione” a #Laquila

Un Festival per Partecipare

Più di 50 appuntamenti in quattro giorni, dibattiti, lezioni magistrali, laboratori che animeranno, con oltre cento protagonisti, strade, piazze, teatri dell’Aquila e cortili di alcuni palazzi antichi recentemente restituiti alla loro bellezza. Il Festival della Partecipazione punta a riunire in una città che sta affrontando il suo percorso di ricostruzione chi vorrà ascoltare, testimoniare il senso e il valore della “partecipazione”, attraverso storie, spettacoli teatrali, concerti, cibo. Ma non solo, perché il Festival, dal 7 al 10 luglio, prevede anche appuntamenti come il pranzo condiviso tra i cittadini e almeno un migliaio dei 3.500 operai impegnati nella ricostruzione post terremoto, l’arrivo della Lunga Marcia per l’Aquila, il “Concerto per pubblico e orchestra – Trois langages imaginaires” eseguito dall’Orchestra Sinfonica Abruzzese, i tavoli esperienziali, la riapertura degli antichi forni, i dialoghi sull’architettura partecipata, una “piazza della partecipazione” aperta alle proposte non in programma.

Tutto per confrontarsi e ribadire il valore di una partecipazione qualificata al governo delle politiche pubbliche, per testimoniare come, insieme, i cittadini possano davvero cambiare le cose in meglio. È l’obiettivo che si sono date le nostre tre organizzazioni, ActionAid Italia, Cittadinanzattiva e Slow Food Italia, quando hanno deciso di mettersi al lavoro per un’altra tappa del percorso dell’alleanza “Italia, Sveglia!”, nata poco più di un anno fa nella convinzione che, con l’impegno comune e la moltiplicazione delle possibilità di coinvolgimento dei cittadini, si potessero creare le condizioni per incidere più profondamente e contribuire a rendere l’Italia un Paese migliore, più giusto di oggi.

Nel 2015, l’anno dell’Expo, siamo partiti proprio dal cibo con la campagna “Io mangio giusto!”, volta a ridurre gli sprechi, offrire ai bambini un cibo più sano e creare un circuito più equo e trasparente nelle mense delle scuole italiane.

Nel corso di quest’anno ciascuna delle nostre organizzazioni ha proseguito il suo cammino, ma le scelte all’origine del manifesto “Italia, Sveglia!”, la consapevolezza che mettendo insieme le nostre forze diventassero possibili obiettivi più ambiziosi, ci ha spinto ad organizzare un nuovo appuntamento: il Festival della Partecipazione. Partecipazione come elemento qualificante della democrazia, antidoto efficace all’esclusione sociale, ingrediente fondamentale per la riscossa del nostro Paese, attraversato ancora oggi da troppe disuguaglianze, da divari tra Nord e Sud e tra il centro e le periferie che generano spesso emarginazione e differenze nella possibilità di accesso a servizi come istruzione e salute.

Forse mai come negli ultimi anni la parola “partecipazione” è stata scritta, usata e spesso abusata in contesti diversi fra loro, a testimonianza della necessità sia da parte dei cittadini che delle istituzioni di vederla realizzarsi concretamente nei processi che ogni giorno producono scelte e orientamenti.

A partire dagli anni 70 nel nostro Paese si è progressivamente affermato il ruolo dei cittadini che, in forme individuali o organizzate, hanno contribuito a ridefinire obiettivi istituzionali e politici, non solo all’interno dei propri confini geografici, hanno difeso e rivendicato diritti, si sono presi cura dei beni comuni e dei più deboli, di chi è rimasto silenziosamente indietro. Welfare, pari opportunità, diritti civili, ambiente, non sarebbero gli stessi senza l’impronta dell’impegno civico, del volontariato, senza il protagonismo positivo di chi si è voluto ingaggiare in una nuova sfida per la sua comunità.

Anche oggi, in un contesto di grandi cambiamenti storici e sociali, di crisi dei modelli tradizionali di riferimento politico, il tema della partecipazione attiva è centrale per i cittadini, ma anche per le istituzioni, che avvertono la necessità di riqualificare la loro azione, di immettere energie civiche nel processo di policy making per renderlo più efficace.

Negli ultimi anni si sono moltiplicati i tentativi di creare processi partecipati, sperimentazioni di modelli e pratiche di democrazia della cittadinanza. Provare a capire i nuovi paradigmi, raccontare esperienze vere, di donne e uomini che hanno messo le loro energie a disposizione di un progetto di cambiamento, orientato il dibattito pubblico con la raccolta di dati e informazioni, istituito loro stessi servizi a sostegno di chi non ce la fa, tutto ciò può rappresentare uno strumento utile a tutti coloro i quali vogliono impegnarsi e agire nella propria comunità.

Per questo abbiamo pensato fosse giusto partire proprio da qui, da cosa significhi partecipazione oggi, e per farlo abbiamo scelto la città dell’Aquila. Perché non vorremmo che il Festival si riducesse ad un’occasione mediatica, ma che diventasse un luogo concreto per tessere relazioni, per aiutare, lasciando un’impronta concreta, il percorso di ricostruzione civica e urbana che la città sta attraversando.

In questi quattro giorni, attraverso parole, musica, teatro e immagini vorremmo declinare le mille sfaccettature del termine “partecipazione”, e raccontare impegno, ascolto, incontro dell’altro, riappropriazione degli spazi, urbani e democratici, reali e ideali. Perché il 10 luglio non sia solo il giorno di chiusura del Festival, ma l’inizio di un nuovo percorso, più consapevole e qualificato, di impegno civico.

Marco De Ponte
Segretario generale di ActionAid Italia
Antonio Gaudioso
Segretario generale di Cittadinanzattiva
Francesca Rocchi
Vice Presidente di Slow Food Italia

festival della partecipazione

Un evento unico in una città unica

Il Festival della Partecipazione rappresenta un evento unico nel suo genere, sia per i contenuti che esprime che per il contesto nel quale si svolge. Alla promozione di politiche e pratiche partecipative, attuata attraverso canali tematici di ampio respiro, si unisce, infatti, una location del tutto atipica quale è una città-cantiere come L’Aquila.
Un grande laboratorio, insomma, viene a prendere forma e sostanza all’ombra delle oltre cento gru che si contano nel cielo aquilano.
La sfida della ricostruzione, a sette anni dal sisma, è stata portata avanti, seppure tra mille difficoltà e al prezzo di innumerevoli lotte. La ricostruzione delle periferie è completata, quella del centro è avviata.
Per vincere questa sfida, tuttavia, non è sufficiente riportare all’antico splendore palazzi e cortili, ricostruire spazi, luoghi ed edifici. È necessario ricreare e ridisegnare questi luoghi e questi spazi, assegnare loro un senso e una finalità, ripensarne le funzioni in senso migliorativo.
Stiamo lavorando per ricostruire una città più moderna e sicura, più dinamica e sostenibile.
Insomma, una città smart in grado di competere con le più moderne realtà europee.
Per questo è importante promuovere politiche tese alla valorizzazione della ricerca e dell’innovazione, sostenendo realtà come l’Università dell’Aquila, il Gran Sasso Science Institute e l’Istituto nazionale di Fisica nucleare. Nello stesso tempo l’obiettivo è realizzare il grande progetto della Smart City, che comprende, tra le altre cose, il cablaggio in fibra ottica di tutta la realtà urbana e la progettazione di una mobilità sostenibile, ma anche incentivare la cultura e il turismo sostenibile come punti di forza della nostra economia e promuovere le tipicità del territorio.
Questa progettualità, complessa e dinamica, può essere attuata solo attraverso strategie di comunicazione e partecipazione, in un confronto che diventi terreno di crescita, di responsabilizzazione e di condivisione nel ripensare e valorizzare lo spazio urbano come bene comune.
Il Festival, in questo senso, costituirà un grande cantiere, all’interno del “cantiere più grande d’Europa”, per mettere insieme e condividere visioni, idee, progetti e obiettivi.
Nel nome di quella Partecipazione che è stata un elemento fondamentale e determinante della nostra “resilienza”.

Il Sindaco
Massimo Cialente

#‎fdp2016 ‪#‎iopartecipo

#Metanodotto #Snam: i Comitati scrivono a Renzi

IL GOVERNO RISPETTI LA COSTITUZIONE E SI CONFRONTI DEMOCRATICAMENTE  CON I CITTADINI.

letteraSulla  “questione Snam” i comitati cittadini per l’ambiente hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi. I comitati chiedono al Governo di rispettare la Costituzione e, quindi, di non adottare alcun atto che sia in contrasto con la volontà popolare ed istituzionale, attuando nel contempo quanto deciso, in merito, dal Parlamento.

I comitati, inoltre, chiedono al Governo di aprirsi al dialogo con i cittadini e di organizzare a Sulmona un confronto pubblico che veda la partecipazione di un autorevole rappresentante del Governo, come il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti.

Di seguito la lettera inviata al Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

“Sig. Presidente,

dalla corrispondenza intercorsa a fine dicembre con la Regione Abruzzo, si evince che il Governo è fermamente intenzionato ad autorizzare la costruzione della centrale Snam a Sulmona, funzionale al metanodotto “Rete Adriatica”.

Avvertiamo l’obbligo di farLe presente che tale decisione sarebbe lesiva dei principi costituzionali che sono alla base del nostro Stato democratico.

La Costituzione, infatti, attribuisce la sovranità al popolo, che la esercita attraverso i propri rappresentanti liberamente eletti; e i rappresentanti del popolo a tutti i livelli – dal Comune fino al Parlamento – hanno espresso la propria contrarietà all’opera progettata dalla Snam. In particolare la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, con una risoluzione approvata alla unanimità il 26 ottobre 2011, ha impegnato il Governo a disporre la modifica del tracciato, escludendo la fascia appenninica, e ad istituire uno specifico tavolo tecnico istituzionale per la individuazione di soluzioni alternative.

Il 17 dicembre scorso, con una lettera a Lei consegnata, 14 Parlamentari sia di maggioranza che di opposizione hanno ribadito la contrarietà al progetto Snam sollecitandoLa a dare attuazione alla volontà del Parlamento, finora disattesa.

Il dissenso sull’opera, oltre che dalle Istituzioni, è stato ripetutamente espresso anche dalle varie componenti della società civile e dai rappresentanti più autorevoli della nostra comunità. Alcuni giorni fa, al riguardo, è tornato a levare la propria voce il Vescovo di Sulmona Valva, Monsignor Angelo Spina, il quale ha ribadito “il no chiaro e fermo al metanodotto Snam e alla centrale in località Case Pente a Sulmona”. Il Vescovo ha proseguito affermando : “I cittadini hanno fatto sentire la loro voce corale e decisa, gli enti preposti si sono pronunciati per il no, motivando punto per punto le ragioni del no. In un Paese democratico i cittadini vanno ascoltati, come pure vanno tenute presenti le delibere degli enti, nulla deve essere anteposto al bene comune dei cittadini”.

Ci aspettiamo, pertanto, che Lei, nel pieno rispetto della nostra Costituzione, non adotti alcun provvedimento che sia in contrasto con la volontà popolare ed istituzionale e dia, invece, attuazione a quanto deciso in merito dal massimo organo elettivo, il Parlamento.

Convinti, altresì, che solo attraverso il confronto democratico può essere perseguito il bene comune, siamo a chiederLe di voler programmare, per i prossimi giorni, un incontro pubblico tra tutti i soggetti interessati, da tenersi qui a Sulmona e che veda la partecipazione di un autorevole rappresentante del Governo, come il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti.

Nell’attesa di una cortese risposta, inviamo i nostri migliori saluti”.

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No alla centrale e al #metanodotto #Snam

gasdottoNella fase ormai decisiva della lunga vicenda Snam, abbiamo ritenuto utile riassumere le motivazioni che, da ormai otto anni, contrappongono i cittadini e le Istituzioni democratiche al comportamento prevaricatore ed arrogante dei vari Governi che in questi anni si sono succeduti. Abbiamo perciò condensato tali motivazioni in 10 punti, ognuno dei quali costituisce una “buona ragione” per battersi contro l’inutile e dannosa opera della Snam.

10 BUONE RAGIONI PER DIRE NO ALLA CENTRALE E AL METANODOTTO SNAM

  1. La centrale e il metanodotto non servono né all’Abruzzo né all’Italia. Il nostro territorio verrebbe utilizzato come “servitù” per il passaggio del gas proveniente dall’Azerbaigian e che arriverebbe in Puglia tramite il “TAP” (Trans Adriatic Pipeline). Snam, Eni ed altre multinazionali farebbero affari rivendendo il gas ad altri Paesi europei (Hub del gas), mentre tutti i costi e i rischi verrebbero scaricati sui cittadini delle 10 Regioni attraversate dalla “Rete Adriatica” e dal “TAP”.

  2. Importando gas dall’Azerbaigian l’Italia favorisce il regime dispotico che governa quel Paese, un regime che si sostiene proprio attraverso il petrolio e il gas. In Azerbaigian vengono sistematicamente violati i diritti umani, arrestati gli oppositori e i giornalisti indipendenti, calpestate le libertà. Il Parlamento europeo ha condannato il governo azero per la “repressione senza precedenti” in atto nel Paese, ed ha invitato le autorità dell’Unione “a condurre un’indagine sulle accuse di corruzione contro il Presidente Ilham Aliyev e i membri della sua famiglia”.

  3. La Snam insiste nel voler realizzare il mega gasdotto “Rete Adriatica” (di circa 700 km) lungo la dorsale appenninica, cioè in territori che presentano elevatissime criticità sotto l’aspetto sismico, ambientale e idrogeologico. Il progetto della Snam devasterebbe aree che sono caratterizzate da grande qualità ambientale e biodiversità, attestate dalla diffusa presenza di Parchi naturali, oasi e siti di importanza comunitaria, foreste, fiumi e uso civico. Il tracciato del metanodotto si sovrappone a quello del progetto APE (Appennino Parco d’Europa) recentemente rilanciato dalla Regione Abruzzo.

  4. Le popolazioni dei territori attraversati dal metanodotto (un tubo di un metro e 20 cm di diametro) sono esposte al rischio di gravi incidenti, stante la elevata pericolosità del prodotto trasportato; come dimostra il ripetersi di esplosioni di gasdotti : vedi, ad es., Mutignano di Pineto (Te) il 6 marzo 2015. Realizzare impianti già di per sé pericolosi, in aree altamente sismiche quali quelle dell’Abruzzo aquilano, dell’Umbria e delle Marche, significa esporre i cittadini a rischi ancora più elevati, in aperta violazione del principio di precauzione sancito dalla legislazione nazionale ed europea.

  5. Per Sulmona e la Valle Peligna il pericolo è doppio, perché la Snam ha previsto di costruire proprio a Sulmona, in località Case Pente, la centrale di compressione che dovrebbe spingere il gas fino a Minerbio (425 km). L’impatto della centrale è notevole, sia per l’elevata sismicità del territorio (rischio sismico uno, vicinanza alla faglia attiva di Monte Morrone) che per il valore paesaggistico, ambientale e archeologico dell’area individuata per l’impianto. Il sito della centrale, infatti, è in un corridoio faunistico (che vede la presenza anche dell’orso e del lupo) , all’ingresso del Parco nazionale della Majella e nei pressi di Pacentro, uno dei borghi più belli d’Italia. Inoltre le emissioni nocive della centrale, all’interno di una valle chiusa da alte montagne qual’é la Valle Peligna, peggiorerebbero la qualità della vita mettendo a rischio la salute dei cittadini.

  6. La centrale e il metanodotto non solo non porteranno posti di lavoro ma danneggeranno sensibilmente la nostra economia. La posa in opera dell’infrastruttura e la conseguente servitù di passaggio (40 metri, 20 per lato) comporteranno l’abbattimento di un notevole numero di alberi e la sottrazione all’agricoltura di molte centinaia ettari, nei quali non saranno possibili coltivazioni di pregio quali uliveti, vite, alberi da frutta, tartufaie. Inoltre, le sostanze inquinanti emesse dalla centrale, finendo nella catena alimentare, metteranno a rischio produzioni tipiche come aglio rosso, caseifici e apicoltura. A tutto ciò va aggiunta la perdita di valore degli immobili situati vicino ai due impianti. Oltre a quello agricolo sarà fortemente colpito anche il settore del turismo.

  7. Anche se ritenuto meno inquinante, il gas, insieme al carbone e al petrolio, fa parte dei combustibili fossili, responsabili dei cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il pianeta. Le fonti fossili rappresentano il passato, come dimostra il costante calo del consumo di gas in Italia e in Europa e come testimonia, all’opposto, la continua crescita delle fonti energetiche rinnovabili. Un nuovo modello di economia, che si prenda cura della Terra, ha come indispensabile premessa una profonda modifica del modello energetico. Quello dell’energia è anche il settore in cui si registra il più elevato livello di corruzione rispetto alla vita politica. La Corte d’Appello di Milano ha confermato la condanna, per reati di corruzione internazionale (appalti in Nigeria), della società Saipem (gruppo Eni) per l’attività dell’incorporata Snamprogetti. Saipem e Snamprogetti sono due società che hanno lavorato anche alla progettazione del metanodotto e della centrale Snam a Sulmona.

  8. La vicenda del metanodotto “Rete Adriatica” e della centrale Snam a Sulmona ha fatto emergere diversi vizi e forzature procedurali. Sorprende che un’opera che il Governo considera “strategica” non sia mai stata assoggettata a preventivo e vincolante procedimento di V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica) richiesto sia dalla legislazione italiana che da quella europea. Inoltre, pur trattandosi di un’opera unitaria, su un unico tracciato dal sud al nord Italia, si è provveduto ad effettuare cinque valutazioni di impatto ambientale separate, essendo stato, il progetto, artatamente suddiviso in cinque segmenti. Per di più, dopo i decreti di pubblica utilità e di compatibilità ambientale, emessi su un’opera unica, comprendente metanodotto e centrale, l’iter autorizzativo è stato arbitrariamente separato in due differenti parti.

  9. In un Paese democratico, che applichi la Costituzione, la vicenda Snam si sarebbe chiusa da tempo in un solo modo possibile : respingendo al mittente il progetto. Questo doveva essere l‘esito inevitabile, a seguito dei pronunciamenti negativi espressi da tutti i livelli istituzionali attraverso decine di deliberazioni. Tra queste spicca la risoluzione della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, del 26 ottobre 2011, che con voti unanimi ha impegnato il Governo a disporre la modifica del tracciato, attraverso un apposito tavolo tecnico istituzionale, per la individuazione di una soluzione alternativa, al di fuori della dorsale appenninica. Ma le decisioni degli Enti Locali e del Parlamento sono state sistematicamente ignorate dai vari Governi che si sono succeduti e il Governo Renzi, accingendosi ad autorizzare l’opera, dimostra di rispondere non ai principi dello Stato democratico e costituzionale bensì alla volontà delle potentissime lobby economiche e finanziarie che sono dietro questa operazione.

  10. Questa battaglia civile e democratica, che i cittadini stanno combattendo da oltre otto anni, non è solo in difesa dell’ambiente e della qualità della vita. Essa è anche, e soprattutto, la rivendicazione di un diritto fondamentale : quello di decidere della gestione e del futuro del nostro territorio; un diritto che un potere miope ed arrogante, braccio operativo dei fortissimi interessi delle multinazionali, sta invece conculcando. La battaglia ha anche il valore emblematico di una comunità che non si piega ma difende la propria dignità di fronte ad uno Stato che, anziché favorire la vivibilità delle aree montane interne, ne accentua l’abbandono e lo spopolamento attraverso il taglio di servizi essenziali (nella sanità, nella giustizia e nel sociale) e l’imposizione dall’alto di opere inutili e devastanti.

Sulmona, 12 gennaio 2016

Comitati cittadini per l’ambiente No Snam No tubo

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#Metanodotto #Snam, i Comitati cittadini per l’ambiente: «Il regalo di Natale»

Comitati cittadini per l’ambiente Sulmona‹Puntuale arriva, per il nostro territorio, ilregalo di natale”. Non ci sono ripensamenti, come per Ombrina: per il Governo la centrale di compressione Snam a Sulmona (e quindi il metanodotto) si deve fare e basta.

Il provvedimento potrebbe essere adottato oggi stesso, nel Consiglio dei Ministri convocato per le ore 16. Infatti, il Presidente della Regione D’Alfonso, è stato convocato per oggi, 23 dicembre, a Palazzo Chigi.

E’ quello che prevede la procedura e cioè che il provvedimento autorizzativo finale, viene adottato con la “partecipazione” della Regione. Ma questa “partecipazione” è un fatto puramente formale in quanto si estrinseca nella semplice comunicazione che il Governo fa al rappresentante della Regione. Sembra che D’Alfonso, per precedenti impegni, non andrà all’incontro. Ma questo non cambia la sostanza delle cose.

Tutto inutile dunque? Inutile anche la lettera che 14 Parlamentari di 6 Regioni e di tutti gli schieramenti politici hanno recapitato nei giorni scorsi a Renzi? Ci sarà tempo per ricostruire tutte le responsabilità di questa vicenda e lo faremo nel momento appropriato.

Oggi ci preme mettere in evidenza un dato soprattutto: il fallimento della Politica, quella vera, con la P maiuscola. La Politica che avrebbe dovuto difendere, in nome della Costituzione, i sacrosanti diritti del territorio e che invece non si è vista (inadeguatezza, superficialità, dolo). O, se si è vista, ha fatto solo qualche timida e fugace apparizione, lasciando campo libero all’arroganza della Snam e al comportamento prevaricatore ed antidemocratico del Governo.

Eppure le premesse per vincere questa battaglia c’erano (e forse ci sono ancora) tutte. Caso forse unico in Italia, l’opera che il Governo in queste ore si appresta ad autorizzare, registra la contrarietà di tutte le Istituzioni democratiche: dal Comune fino al Parlamento. In un Paese normale, che applica la propria Costituzione (la quale, non dimentichiamolo, affida la sovranità al popolo) quest’opera sarebbe stata cancellata da tempo. Ma non viviamo in un Paese normale. Viviamo in un Paese governato da un gruppo di potere che considera la Costituzione un inutile e ingombrante pezzo di carta e che, in pratica, è il braccio operativo di fortissimi interessi economici e finanziari.

Ma, non possiamo sottacere un altro elemento: la grossa mano che il comportamento dei “nostri” rappresentanti ha dato affinché si giungesse a questo risultato. Consideriamo quanto accaduto solo gli ultimi 40 giorni. La risoluzione approvata alla unanimità dalla Commissione Territorio della Regione il 12 novembre scorso, impegnava il Presidente e la giunta regionale ad intervenire subito nei confronti del Governo. Invece abbiamo assistito ad un totale vuoto di iniziative. Sono scomparsi tutti: D’Alfonso, Lolli e Mazzocca. Scomparsi anche il Presidente della Provincia De Crescentiis e l’Assessore alle aree interne Gerosolimo. Si poteva e si può, vincere con una classe politica che, nel momento decisivo, se la squaglia di fronte al Governo? Quanto ai Parlamentari era evidente che non bastava scrivere una lettera a “babbo natale” Renzi. Occorreva affiancare all’iniziativa interventi diretti sul Governo, soprattutto da parte dei Parlamentari del PD.

Esiste ancora uno spazio, sia pure ridottissimo, per impedire una decisione nefasta per il nostro territorio? Noi pensiamo di sì e – in queste ore – esso deve essere riempito da chi è stato eletto per questo scopo. Tocca ad essi agire: immediatamente

Sulmona, 23 dicembre 2015

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Altra esplosione

“ANCORA UN METANDOTTO ESPLOSO: E’ IL TERZO DALL’INIZIO DELL’ANNO. E’ QUESTA LA SICUREZZA CHE LA SNAM GARANTISCE?”

E’ stato decisamente un risveglio di paura in alta Val Marecchia a seguito dell’esplosione, intorno alle 5 di ieri, del metanodotto della Snam nei pressi di Ponte Presale di Sestino (Arezzo). Dopo un forte boato, che è stato udito anche a Sestino, a 15 Km. di distanza, si è alzata una colonna di fuoco con fiamme che hanno superato i 30 mt. di altezza. Impressionante anche la voragine creata dall’esplosione che è stata provocata da un cedimento strutturale della condotta della linea Rimini – San Sepolcro, di 26 pollici di diametro, (650 mm) e con pressione di 70 bar: poco più grande di quello esploso a Mutignano di Pineto, il 6 marzo scorso (600 mm. di diametro). Non ci sono stati, a differenza di Mutignano, feriti in quanto il metanodotto esploso ieri in provincia di Arezzo, attraversa un tratto di campagna, ma sia i Vigili del Fuoco che i tecnici, hanno comunque adottato misure precauzionali del caso, evacuando le abitazioni sparse circostanti.

Sono ormai frequenti questi episodi (dall’inizio dell’anno è il terzo dopo Mutignano e Roncade) per i quali si ripresenta in maniera preponderante il problema della sicurezza: non possiamo che biasimare il comportamento della Giunta regionale dell’Abruzzo che ha rinunciato a costituirsi in giudizio contro il Governo che ha impugnato la L.R. 8/06/2015 n. 13. Tale Legge, ricordiamo, disciplina le distanze di sicurezza nella posa delle condotte, per garantire l’incolumità pubblica. E’ pacifico che il D.M. 17 aprile 2008 (regola tecnica per gli impianti di trasporto gas naturale) vada modificato perché il caso di Mutignano, ad esempio, dimostra che gli effetti dell’esplosione si sono estesi per un raggio molto superiore alle distanze previste nella tabella del D.M. citato. La Regione Abruzzo, dopo la tragedia sfiorata a Mutignano e dopo l’approvazione della L.R. 8/06/15 n.13, aveva tutti i requisiti per farsi promotrice di una proposta legislativa in Parlamento affinchè si rivedesse la normativa nazionale.

Dopo quest’altra esplosione come non riflettere sul fatto che, con il metanodotto (1 mt. e 20 DN) e la centrale di compressione con le quattro linee di collegamento, (4 tubi da 1 metro e 20 di diametro e 75 bar di pressione) il governo ci sta imponendo, insieme all’opera, anche l’accettazione implicita del rischio? Proprio a Sestino dovrebbe partire l’ultimo tronco del mega gasdotto “Rete Adriatica” che la Snam si ostina a voler realizzare lungo la dorsale appenninica e cioè nei territori che sono più altamente sismici del nostro Paese. Ma se i gasdotti – come ormai è dimostrato dall’inquietante ripetersi di tali eventi – possono esplodere anche  a causa di modesti smottamenti di terreno, come si può parlare di “sicurezza” quando queste gigantesche infrastrutture vengono interrate in luoghi ad elevatissima probabilità di terremoti? Ed è proprio questo rischio, molto concreto, che ha indotto la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ad impegnare il Governo nazionale alla modifica del tracciato al fine di tutelare l’incolumità pubblica. Ma la volontà del Parlamento resta a tutt’oggi disattesa, nonostante gli incontri che, per quanto concerne la centrale,  si sono tenuti e conclusi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.  Non è ammissibile che la ricerca del profitto (è bene tener presente che il “nostro” gasdotto serve per rivendere il gas nei Paesi del Centro Europa) venga anteposta al bene primario, costituzionalmente garantito, della salute e della sicurezza dei cittadini.

Per questo è ineludibile che da parte di tutti i nostri rappresentanti istituzionali –  Parlamentari, Governo regionale, Sindaci – si pretenda un incontro urgente con il Ministro dello Sviluppo Economico, Guidi, affinchè venga data piena attuazione alla risoluzione parlamentare e si istituisca il tavolo tecnico nazionale per individuare, al di fuori della dorsale appenninica, le alternative al progetto presentato dalla Snam.

Sulmona, 20 novembre 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

 

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#Metanodotto #Snam, la procedura autorizzativa è chiusa

Comitati cittadini per l’ambiente SulmonaIL COMUNICATO STAMPA DEI COMITATI CITTADINI PER L’AMBIENTE DI SULMONA

LA DECISIONE E’ ORA NELLE MANI DI RENZI. D’ALFONSO ALZI LA VOCE E BATTA I PUGNI SUL TAVOLO DEL GOVERNO PRETENDENDO LA ISTITUZIONE DEL TAVOLO PER LE ALTERNATIVE COSI’ COME DECISO DAL PARLAMENTO. IL SINDACO DI SULMONA MOBILITI I CITTADINI E I SINDACI DEL CENTRO ABRUZZO IN DIFESA DEI SACROCASANTI DIRITTI  E DELLA DIGNITA’ DEL NOSTRO TERRITORIO.

La terza e ultima riunione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri si è chiusa con la remissione della decisione nelle mani di Renzi. Conoscendo la posizione del Premier Renzi e del suo governo, apertamente sbilanciata in favore della Snam, l’esito è scontato: si va verso l’autorizzazione dell’opera così come progettata dalla Snam, ovverossia centrale di compressione alimentata a gas, in località Case Pente di Sulmona e metanodotto da Sulmona fino a Minerbio.

Ma la “questione Snam” non può chiudersi con un atto d’imperio di Renzi. Il Presidente D’Alfonso non dia prova d’ignavia e di arrendevolezza, non condanni un territorio che va tutelato nella sua integrità, non tradisca i cittadini di Sulmona e dell’intero comprensorio dai quali ha avuto il consenso per rappresentarli secondo il dettame della Costituzione; mostri la schiena dritta e batta i pugni sul tavolo del governo pretendendo ciò che il governo non ha mai attuato, cioè l’istituzione del tavolo tecnico per le alternative, così come deciso dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati.

La risoluzione approvata ieri alla unanimità dalla Commissione Territorio della Regione affida a D’Alfonso un compito preciso: incontrare immediatamente il Ministro dello Sviluppo Economico, Guidi per l’attivazione del tavolo.

Ora la questione è tutta politica e D’Alfonso faccia il suo dovere, secondo il mandato che gli è stato affidato dagli elettori.

Non  è ammissibile che in democrazia l’arroganza di una multinazionale possa dettare legge e prevalere sulle decisioni assunte da tutti i livelli istituzionali che, dai Comuni fino al Parlamento,in modo unanime hanno detto no ad un’opera devastante e dannosa.

Il territorio dell’Abruzzo è degli abruzzesi non è terra di conquista per gli interessi della Snam e delle multinazionali del petrolio.

Sulmona, 13 Novembre 2015

#Metanodotto #Snam, i Comitati cittadini per l’ambiente: «Il Presidente Pinocchio»

La Giunta regionale dell’Abruzzo ha adottato ben 5 delibere per negare l’intesa con il Governo nazionale sul grande metanodotto Snam “Rete Adriatica” e sulla centrale di compressione prevista a Sulmona.

Il Presidente Luciano D’Alfonso, nell’incontro presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri del 24 settembre scorso chiede “se si possa passare ad un’alimentazione elettrica della centrale in sostituzione dell’alimentazione a gas”. La Snam risponde: “la soluzione ad alimentazione elettrica è tecnicamente possibile e si rende disponibile a presentare modifiche progettuali in tal senso, a condizione che la Regione Abruzzo superi l’intesa negativa assunta relativamente al progetto e alle modifiche che comporteranno l’inserimento in progetto delle opere elettriche di connessione” (leggi: elettrodotti);

Il presidente D’Alfonso a questo punto afferma: “la nuova soluzione tecnologica comporterebbe il venir meno delle motivazioni alla base del diniego espresso”. Davvero? E l’incompatibilità urbanistica dell’opera? E l’impatto ambientale e paesaggistico, all’ingresso del Parco nazionale della Majella? E il rischio sismico? E i rischi per la salute (tutti ancora da valutare) derivanti dagli elettrodotti? E i danni all’economia locale? Ha considerato D’Alfonso che dicendo sì alla centrale dice automaticamente sì anche al metanodotto?

Magia! Per D’Alfonso basta la sola idea (in Italia non esiste nessuna centrale di questo tipo) di “centrale di compressione a propulsione elettrica” per azzerare d’incanto tutte le criticità dell’opera e cancellare 8 anni di lotte contro l’ecomostro della Snam.

Nella successiva riunione del 5 ottobre, sempre presso la PCM, la Snam ribadisce le sue condizioni e “precisa che, qualora la soluzione con alimentazione elettrica non superi il dissenso della Regione, la PCM dovrà esprimersi sul progetto attuale che prevede l’alimentazione a gas”.

Si stabilisce anche che nella seduta del 13 ottobre la Giunta regionale avrebbe adottato “l’atto tipico che esprime la posizione procedimentale della Regione”. Ma il 12 ottobre i capigruppo consiliari del Comune di Sulmona scrivono a D’Alfonso chiedendogli di fermarsi e di non revocare il no all’intesa; e il 30 ottobre il Consiglio comunale di Sulmona approva alla unanimità una delibera con la quale conferma il no a qualsiasi tipo di centrale, a gas o elettrica, e chiede alla Regione di non rimettere in discussione la negazione dell’intesa, sia per la centrale che per il metanodotto.

Al momento sembra che la Giunta regionale non abbia ancora adottato nessuna delibera di revoca del no all’’intesa. In precedenza, lo scorso mese di agosto, la Giunta regionale aveva votato una delibera con cui aveva deciso di non costituirsi in difesa della recente legge regionale con cui si precisava l’ubicazione delle centrali di compressione e si stabilivano distanze di sicurezza dalle infrastrutture energetiche più idonee a garantire l’incolumità e la salute dei cittadini.

La norma è stata impugnata dal Governo nazionale davanti alla Corte Costituzionale e la Giunta D’Alfonso, anziché difenderla, smentisce ed umilia clamorosamente l’intero Consiglio regionale!

C’è ancora qualcuno che possa fidarsi di quest’uomo?

Sulmona, 6 novembre 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

presidente pinocchio

“Si allega il volantino dei Comitati cittadini per l’ambiente, sulla questione Snam, distribuito in occasione del Consiglio regionale di  giovedì 5 novembre. La situazione descritta nel volantino non cambia dopo l’approvazione dell’ultima delibera  della Giunta regionale; anzi è peggiorata perchè sta scivolando sempre di più verso le posizioni della multinazionale del gas e del Governo nazionale.

Quest’ultima delibera, votata il 3 novembre, è infatti una ulteriore presa in giro per il nostro territorio perché con essa si dice no alla sola centrale a gas. Nella scaletta della Giunta regionale del 3 novembre era pronta l’adozione di una seconda delibera per dire sì alla centrale di compressione ad alimentazione elettrica, e ciò in aperto contrasto con quanto deliberato alla unanimità dal Consiglio comunale di Sulmona il 30 ottobre scorso, che ha ribadito il no a qualsiasi tipo di centrale, a gas o elettrica. L’approvazione di questa delibera da parte della Giunta regionale comporterebbe l’azzeramento delle 6 delibere con cui il Governo regionale ha finora negato l’intesa sull’opera progettata dalla Snam.

All’ultimo momento, però, c’è stato un ripensamento e la delibera non è stata adottata.Ma permane il rischio molto elevato che  essa possa essere votata nei prossimi giorni, se non addirittura nelle prossime ore.

Pertanto è più che mai necessaria, in questo momento, la mobilitazione della politica, delle istituzioni locali e dei cittadioni per impedire che il Governo regionale, con il suo voltafaccia, porti a compimento un vero e proprio sopruso e con esso l’ennesimo tradimento dei legiottimi diritti del Centro Abruzzo”.

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Dove sono i politici?

“ARRIVA LA CENTRALE SNAM NEL SILENZIO COMPLICE E VILE DELLA POLITICA E DELLE ISTITUZIONI”

politica bla blaLunedì 14 settembre, sono stati convocati a Roma, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, i rappresentanti di Regione, Provincia e Comune e, con ogni probabilità, il Governo Renzi comunicherà la decisione di autorizzare la costruzione della centrale di compressione Snam a Sulmona. Questa data è scaturita dalla riunione del 20 luglio scorso in cui, per la prima volta, il Presidente D’Alfonso ha partecipato alla convocazione presso la PCM. Nel frattempo avrebbero dovuto aver luogo due incontri, tra Regione Abruzzo e Snam, al fine di individuare una eventuale localizzazione alternativa rispetto a Case Pente di Sulmona.

Ma dal 20 luglio ad oggi, sulla questione è sceso un blackout totale. Non sappiamo nè se gli incontri ci sono stati e cosa ne sia scaturito, nè se la Regione ha avanzato qualche proposta. I cittadini sono stati tenuti all’oscuro di tutto e nessuna delle condizioni da noi evidenziate risulta realizzata, come la condivisione con il territorio della proposta alternativa, la riunificazione dei procedimenti autorizzativi di centrale e metanodotto,  l’individuazione della soluzione alternativa al di fuori della dorsale appenninica, l’istituzione di un tavolo tecnico che possa lavorare sul problema per almeno 6 mesi. Nulla!

Cosa si nasconde dietro il silenzio dei rappresentanti politici ed istituzionali? Forse la riservatezza per una soluzione che, come un coniglio dal cilindro, il giocoliere D’Alfonso tirerà fuori lunedì 14 oppure, come noi purtroppo temiamo, questo silenzio imbarazzante copre l’assoluto vuoto di iniziative esprimendo l’evidente inadeguatezza ed incapacità della “nostra” classe politica?

Eppure, quanto al nostro territorio, non si può dire che esso sia scarsamente rappresentato: dove sono il Sindaco di Sulmona, la Parlamentare, il Presidente della Provincia e il Consigliere regionale? Dove si son fatti “teletrasportare” pur di eludere la questione Snam? Aspettano, come stanno facendo, che Renzi imponga le sue decisioni per poi, magari, sostenere persino che hanno fatto tutto il possibile per evitare questo scempio al territorio!

La verità è che la vicenda Snam è stata cancellata dall’agenda politica di tutti questi personaggi, che da tempo hanno rinunciato a combattere contro il governo nazionale, sostenitore della multinazionale e del suo scellerato progetto. Tutti, disciplinatamente,  seguono la “consegna” del Presidente D’Alfonso: non disturbare il timoniere Renzi.

Del resto, lui per primo ne ha dato l’esempio. Il 25 agosto scorso, a l’Aquila, il Governatore della Regione si è dato molto da fare nell’elogiare  il Presidente del Consiglio al quale ha presentato, diverse richieste, ma è stato molto attento a non toccare temi che avrebbero potuto turbare l’idillio col “capo”. Così nessun  riferimento esplicito è stato fatto alle problematiche ambientali dell’Abruzzo da D’Alfonso, che si è guardato bene dal fare anche solo un accenno a temi come il metanodotto con la centrale Snam e le trivellazioni in Adriatico.

Cosa dobbiamo aspettarci di diverso e di più da chi aveva pomposamente dichiarato che mai sarebbe diventato il cameriere dello Stato e che, di fronte al nuovo “Re”, che sta smantellando le garanzie costituzionali e svuotando la democrazia nel nostro Paese, si comporta come un vassallo?

Sulmona, 11/9/2015

Comitati cittadini per l’ambiente

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Centrale e metanodotto Snam al di fuori della dorsale appenninica

gasdottoLo avevamo chiesto inutilmente da mesi che il Presidente D’Alfonso tornasse a “metterci la faccia”: finalmente lo ha fatto, partecipando in prima persona al confronto con il Governo sulla questione Snam. Non possiamo che esprimere la nostra soddisfazione, sia per la presenza di tutti i nostri rappresentanti istituzionali, che per quanto scaturito dall’incontro di Roma. La Regione ha annunciato che presenterà una propria proposta sulla ubicazione della centrale di compressione (attuando anche quanto previsto dalla procedura della remissione degli atti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) e accantonando le “soluzioni” pretestuose e fuorvianti della Snam, come l’ex cava Merolli, sempre in località Case Pente.

Ma affinchè questa strada sia concretamente percorribile ci corre l’obbligo di ribadire alcuni punti imprescindibili:

a) nessuna decisione può essere presa sulla testa dei cittadini: la proposta o le proposte che saranno formulate dalla Regione, dovranno essere condivise, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Aarhus, con il territorio e comunque prima dei due incontri concordati ieri;

b) centrale e metanodotto fanno parte di un progetto unitario e la prima è a supporto del secondo, come si evince chiaramente dal progetto presentato e come espressamente ribadito anche dallo stesso De Vincenti in una lettera inviata alla Regione Abruzzo. Pertanto, è una evidente incongruità decidere sulla centrale senza contestualmente decidere sul tracciato del metanodotto. Ciò significa che il procedimento autorizzativo del metanodotto va sospeso e i due iter, arbitrariamente disgiunti, vanno riunificati;

c) la soluzione alternativa per la centrale e il metanodotto non può che essere individuata al di fuori della dorsale appenninica, come sancito dalla risoluzione  approvata all’unanimità dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati; risoluzione sistematicamente elusa dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti;

d) l’individuazione della soluzione alternativa richiede l’attivazione di un tavolo tecnico costituito d’intesa tra Governo nazionale e Regione (anche questo è un punto preciso della risoluzione parlamentare).

Ma affinchè il tavolo possa produrre validi risultati esso deve avere a disposizione un congruo periodo di tempo. Nella precedente normativa, inopinatamente abolita dal governo Monti, erano previsti sei mesi e sei mesi è il periodo stabilito da una recente norma approvata dalla Regione Abruzzo.

Sulmona, 21 luglio 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

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La magistratura apra un’indagine sulla “questione Snam”

 

‘De Vincenti e la “porcata” in favore della centrale di Tirreno Power. D’Alfonso chieda a Renzi l’immediata sospensione della procedura autorizzativa della centrale Snam di Sulmona. La magistratura apra un’indagine sulla “questione Snam”¸

claudio-de-vincentiDe Vincenti suggerì a Tirreno Power come eludere le leggi”, così titolava il 15 luglio il giornale Repubblica.it. Dello stesso tenore i titoli di molti altri giornali. Da Repubblica.it  : scrive il Noe dei carabinieri che il dott. Mariano Grillo (direttore generale del Ministero dell’Ambiente) “cerca di far arrivare, per il tramite del vice ministro del Mise (Claudio De Vincenti, attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,ndr), all’azienda il suggerimento di come fare eludere le prescrizioni della copertura del parco carbone”.

Scrive un altro giornale, Qualenergia del 15 luglio : “De Vincenti ipotizzava un’azione disciplinare contro i Pm della Procura di Savona che guidava le indagini sulla centrale”. Uno degli intercettati, Massimiliano Salvi, direttore di Tirreno Power, dice : “pure De Vincenti ieri mi dice, ma non si può fare un esposto al CSM…non si può far aprire un’indagine da parte del Ministero della Giustizia?”.

“Cerchiamo di fare una porcata – dice in una intercettazione ambientale un dirigente del Ministero dell’Ambiente – che almeno sia leggibile”. La “porcata” era una leggina che serviva per favorire la centrale termoelettrica a carbone Tirreno Power di Vado Ligure per la quale la Procura della Repubblica di Savona ha notificato 86 avvisi di garanzia con accuse pesantissime che vanno dal disastro ambientale, all’abuso, all’omicidio colposo.

Claudio De Vincenti, del Partito Democratico, è l’uomo chiave della vicenda Snam. E’ lui che ha gestito e sta gestendo, sul piano politico, l’iter autorizzativo della centrale di compressione di Sulmona e del metanodotto “Rete Adriatica”, prima da sottosegretario, poi da vice Ministro dello Sviluppo Economico e ora da vice di Renzi.

De Vincenti si è sempre schierato con  la Snam, sostenendone a spada tratta le ragioni e rispondendo alle interrogazioni parlamentari con le argomentazioni della multinazionale. 

E’ De Vincenti che avrebbe dovuto dare attuazione alla risoluzione parlamentare sulle alternative al metanodotto e alla centrale Snam, risoluzione che ha eluso con alcuni incontri-farsa del tutto inutili e fuorvianti. Da tempo abbiamo evidenziato e denunziato le tante “anomalie” del progetto della Snam : la suddivisione in cinque lotti per aggirare la VIA unica; la mancanza della VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che invece è necessaria secondo la Corte di Giustizia Europea; l’arbitraria separazione in due distinti iter autorizzativi, uno per la centrale e l’altro per il metanodotto; la carenza di documentazione essenziale; la modifica delle norme sull’intesa Stato-Regione.

Tutte queste “anomalie” sono state avallate dai Ministeri  dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente.

Alla luce della vicenda Tirreno Power auspichiamo che la Magistratura apra un’indagine sui tanti aspetti poco chiari della “questione Snam”.

Chiediamo che il Presidente della Regione Luciano D’Alfonso chieda immediatamente a Renzi di sospendere l’iter autorizzativo della centrale di Sulmona (per la quale il Governo ha convocato per il 31 luglio l’ultimo decisivo incontro) e di istituire il tavolo per le alternative previsto dalla risoluzione parlamentare; chiediamo che il Sindaco Ranalli convochi subito la “Giunta del Territorio” e mobiliti i Sindaci mettendo in atto iniziative efficaci nei confronti del Governo.

Dopo la colpevole e incomprensibile inerzia  di Regione e Comune degli ultimi mesi, auspichiamo che vi sia un sussulto di dignità e di responsabilità da parte di chi è stato eletto per difendere le sacrosanti ragioni del Centro Abruzzo.

Sulmona, 17 luglio 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

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“Una politica ignava e subalterna spalanca le porte alla Snam”

 

snam rete gasL’incontro del 26 giugno a Roma, il terzo ed ultimo secondo la procedura, ha dato un esito ancora più scontato ed amaro dei precedenti: non ci eravamo fatti illusione sulla partecipazione del Presidente D’Alfonso che, con la sua ennesima assenza, ha confermato la fuga totale dalle sue responsabilità, né sulle modalità di conduzione della vertenza da parte di Regione e Comune. Si sono congedati da ignavi e rassegnati al 31 luglio, data in cui quasi certamente sarà comunicato da parte del Governo il provvedimento autorizzativo finale per la centrale di compressione a Case Pente.

Gli incontri con il Governo sono state altrettante occasioni perse. Quella andata in scena è stata una contrapposizione solo di facciata, all’insegna del “non disturbare il manovratore” Renzi.

Anziché mettere in campo una strategia di attacco, per la quale c’erano e ci sono validissime argomentazioni, le istituzioni che rappresentano i cittadini hanno svolto un ruolo sbiadito e subalterno. Andavano fatti pesare, come valichi insuperabili, la mancata attuazione della risoluzione parlamentare che impone l’individuazione di alternative al di fuori della dorsale appenninica; l’istituzione del tavolo tecnico, mai insediato, per il quale una norma regionale prescrive una durata di almeno sei mesi; la recentissima legge regionale sulla localizzazione delle centrali di compressione in aree infrastrutturate e sulle distanze di sicurezza; la sentenza della Corte di Giustizia europea sulla obbligatorietà della Valutazione Ambientale Strategica; le forzature ed illegittimità procedurali; l’assenza dell’analisi costi – benefici. La Regione, anziché inseguire la Snam su assurde e finte ipotesi di “delocalizzazione”, come l’ex cava Merolli, avrebbe dovuto porre al centro del confronto la discussione di una propria proposta alternativa. Il Comune, invece di svolgere un ruolo propulsivo e dotarsi di valide consulenze tecniche e giuridiche, ha preferito adagiarsi sulla linea rinunciataria della Regione. Ci aspettavamo che almeno il Sindaco Ranalli presentasse un dettagliato documento ufficiale con le suddette motivazioni: invece ci si è limitati ad una relazione tecnica sulla impraticabilità della ex cava.

Non si tirano i remi in barca quando a soccombere saranno cittadini che hanno avuto il solo torto di scegliere dei rappresentanti che non hanno saputo e voluto tutelarli. Perché in questi sette anni e mezzo di lotta si sono alternati governi nazionali, locali e regionali, che nella vicenda Snam hanno avuto ed hanno pesanti responsabilità: dai parlamentari sulmonesi (vero On.le Pelino?), che non sono intervenuti sui Ministri per evitare i due decreti di pubblica utilità e di compatibilità ambientale, alle precedenti amministrazioni comunali che hanno trattato con la Snam senza coinvolgere i cittadini, all’ex Presidente della Regione Chiodi, che si è prodigato nello spianare la strada alla multinazionale, nell’incontro a Roma del maggio 2012, quando definì la “Rete Adriatica” opera di urbanizzazione e la centrale di compressione “centralina o sottostazione”.

Il Presidente D’Alfonso, il Vice Presidente Lolli, il Sindaco Ranalli, non sono stati i soli a condannare questo territorio, ma l’essere in “buona” compagnia non li discolpa, perché l’esito scontato di questa vicenda avrebbe potuto avere un risultato diverso se avessero svolto appieno i loro compiti istituzionali. Non lo hanno fatto, i cittadini sicuramente non ringraziano, ma non dimenticheranno, ne stiano certi!

Si chiude una fase di relazioni politiche con il fallimento della stessa politica e si apre ora quella del percorso giudiziario: si dovrà ricorrere alla Magistratura; lo abbiamo paventato in questi anni di lotta ed impegno sociale nei quali, purtroppo, insieme alla negligenza e ai doppi giochi della politica, abbiamo riscontrato anche il lassismo delle categorie del comparto sociale ed economico locale.

Ora più che mai è davvero indispensabile quella coesione ed unitarietà di tutte le forze presenti sul territorio che non hanno più alibi per impedire che Sulmona da candidata a “città capitale della cultura”, come ha “promesso” D’Alfonso venerdì scorso a Pescara , diventi città capitale del degrado, della povertà, della desertificazione e cada nel dimenticatoio!

Sulmona, 29 giugno 2015

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Tsipras ai cittadini greci

“Siamo di fronte alla responsabilità storica di non lasciare
che le lotte e i sacrifici del popolo greco siano stati vani,
alla responsabilità di rafforzare la democrazia e la nostra sovranità nazionale.
E questa responsabilità pesa su di noi”.

Il discorso integrale

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“SNAM BEFFARDA, GOVERNO ARROGANTE, REGIONE IN RITIRATA”

Comitati cittadini per l’ambiente SulmonaL’incontro di ieri presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri tra Regione e Governo, è stato improduttivo, disertato e deludente. La Regione era rappresentata dal solo Assessore all’ambiente, Mario Mazzocca: assente il Vice Presidente Lolli e, come nelle precedenti convocazioni, anche il Governatore D’Alfonso che ormai da diversi mesi, ci sta facendo assistere ad un lento, inesorabile abbandono della battaglia.

Ci aspettavamo una Regione agguerrita in questo secondo e decisivo incontro nel quale andavano ribadite con forza la richiesta dell’attuazione della risoluzione parlamentare che prevede un tracciato diverso per il metanodotto e una diversa ubicazione per la centrale fuori della dorsale appenninica; la richiesta dell’applicazione della norma approvata nel novembre scorso dalla Regione che prevede un periodo congruo di sei mesi per lo studio delle alternative con un collegio di tecnici ed esperti o, in caso di rifiuto, la richiesta della sospensione del procedimento autorizzativo sino al pronunciamento della Corte Costituzionale, avendo, il Governo, impugnato la norma regionale; la richiesta dell’applicazione della L. Reg.le del 26 maggio 2015 n.100 sulla localizzazione delle centrali in aree industriali a minor impatto ambientale e a più basso rischio sismico e sulle distanze di sicurezza, perché la posta in gioco è altissima: il futuro del nostro territorio e dei nostri figli. Abbiamo assistito, invece, ad un ribaltamento dei ruoli: gli artigli vengono sfoderati dalla Snam che si concede anche la facoltà di schernire i cittadini sulmonesi ed il territorio, proponendo, come “soluzione alternativa” per la centrale, lo spostamento in una vecchia cava distante qualche centinaio di metri. “Il procedimento instaurato impone localizzazioni sempre all’interno del territorio sulmonese” è stata la giustificazione del Governo alla beffarda “soluzione” proposta dalla Snam: e su quanto impongono la volontà Parlamentare, gli atti legislativi prodotti dal Consiglio Regionale, le delibere di tutti gli Enti istituzionali anche delle altre Regioni, le Direttive europee, con arrogante indifferenza le ignoriamo e le trasgrediamo? La verità sta nel fatto che cambiando la localizzazione, la Snam deve ripetere la V.I.A. e applicare, essa o il Governo, anche la V.A.S., come da Direttive europee, tuttora disattese.

Avevamo chiesto al Presidente D’Alfonso di non fermarsi, come ha scelto di fare, alla sola negazione dell’intesa, ma di esercitare una forte e pressante interlocuzione con il Governo nazionale per indurlo al rispetto della volontà espressa da tutte le istituzioni democratiche; di dotarsi delle necessarie competenze tecnico-giuridiche con la proposizione, da parte della Regione, anche di un progetto alternativo che fosse espressione non solo delle numerose ragioni per un “no” fermo e motivato al progetto della Snam, ma che ponesse in evidenza anche l’elemento fondamentale dell’analisi costi-benefici, aspetto che sia la multinazionale che il Governo, in modo sconsiderato e irragionevole, non hanno mai posto in essere. Non solo non c’è stato nulla di tutto questo, ma assistiamo allo spettacolo di una Regione che è sempre di più in ritirata.

Chiediamo, pertanto, al Sindaco Ranalli e al Presidente della Provincia De Crescentis, che ieri hanno partecipato all’incontro, di formalizzare con atti di giunta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri prima del 23 giugno, quanto andava fatto presente e dibattuto ieri. Le scelte per questo territorio e l’Abruzzo interno, non vanno affatto nella direzione giusta: dallo sviluppo economico ed occupazionale, alla sanità, alla tutela ambientale.

Per domani il Presidente D’Alfonso ha convocato, presso l’Abbazia Celestiniana,  la Giunta tematica su Sulmona  e  il Centro Abruzzo con un titolo fumoso ed onnicomprensivo. La riunione, come annunciato, sarà a porte chiuse anzichè, come sarebbe stato più opportuno, aperta al confronto con i cittadini e con le componenti sociali economiche e culturali della nostra comunità che avrebbero potuto rappresentare i problemi che la popolazione dell’Abruzzo interno vive quotidianamente sulla propria pelle. Anche questa modalità di “scendere” sul  nostro territorio è l’emblema di un potere autoreferenziale e arroccato su se stesso, in perfetta sintonia con quella politica “decisionista” ormai imperante, distante dai diritti e dai bisogni della gente e che svuota ogni giorno di più il principio fondamentale della nostra Costituzione in base al quale “la sovranità appartiene al popolo”.

Sulmona, 11 giugno 2015

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