“Il Ministro Costa fissi subito l’incontro sulla questione #Snam” #gasdotto

I Comitati, che da molti anni si oppongono al metanodotto “Rete Adriatica” e alla centrale Snam di Sulmona, hanno inviato al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa un memorandum con cui sollecitano la urgente convocazione di un incontro per affrontare le tante questioni aperte del problema.

Una rappresentanza dei Comitati aveva avuto modo di parlare con il Ministro in occasione della sua visita alla mega discarica di Bussi prima delle elezioni regionali e, in quella circostanza, il Ministro aveva assicurato che presto ci sarebbe stato un incontro ma, a tutt’oggi, nonostante i ripetuti tentativi di concretizzare quanto richiesto, nulla è avvenuto.

La lettera inviata al Ministro è firmata dal Coordinamento No Hub del Gas, Comitato No Tubo (Abruzzo, Marche e Umbria), G.R.I.G. – Gruppo d’Intervento Giuridico -, Comitati Cittadini per l’ambiente, Orsa Pro Natura Peligna, Medici per l’Ambiente Valle Peligna, Collettivo AltreMenti Valle Peligna e Collettivo Studentesco Sulmona.

Dopo aver messo in rilievo che l’Italia non ha bisogno di nuovi gasdotti e di nuovi stoccaggi in quanto gli attuali metanodotti di importazione sono già sovrabbondanti rispetto ai consumi interni, i Comitati ripercorrono il lungo iter autorizzativo dell’opera evidenziandone le diverse e gravi anomalie, tra cui: la palese inadeguatezza degli studi alla base del progetto, in particolare per quanto attiene agli aspetti sismici; la mancata Valutazione Ambientale Strategica; l’illimitata validità della Valutazione d’Impatto Ambientale in contrasto con le Direttive comunitarie; l’arbitrario sdoppiamento delle procedure, una per la centrale e l’altra per il metanodotto.

Le richieste dei Comitati al Ministro Costa sono cinque e precisamente:

  • che le scelte dell’Italia vengano uniformate ad una politica energetica basata prioritariamente sull’incremento delle fonti energetiche rinnovabili e sull’abbandono delle fonti fossili, tenendo anche conto che l’obiettivo di trasformare il nostro Paese in un hub europeo del gas appare sempre più insostenibile sul piano economico, ambientale e sociale;
  • che venga effettuata una nuova Valutazione d’Impatto Ambientale: quella in vigore, che risale a ben otto anni fa e non tiene conto dell’evoluzione dell’ambiente e delle conoscenze scientifiche, come prescrivono le norme europee;
  • che venga effettuata, sulla Rete Nazionale gasdotti (della quale fa parte il metanodotto “Rete Adriatica”), la necessaria Valutazione Ambientale Strategica;
  • che venga dichiarata la improcedibilità delle decisioni prese in sede di Conferenza di Servizi per le misurazioni della qualità dell’aria in relazione alla centrale di compressione in quanto esse non sono basate su criteri rigorosamente scientifici;.
  • che non venga concessa l’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’esercizio della centrale di compressione richiesta dalla Snam nei giorni scorsi.

I Comitati restano in attesa della convocazione dell’incontro ed auspicano che anche i rappresentanti istituzionali del territorio assumano specifiche iniziative affinché quanto richiesto trovi concretizzazione senza ulteriori indugi.

Sulmona, 3 aprile 2019

Comitati Cittadini per l’ambiente

Costituito il Coordinamento Nazionale No Tubo

COORDINAMENTO NAZIONALE NO TUBO: I CITTADINI NON MOLLANO, LA POLITICA NON SI MUOVE!

Il 2 aprile, si è svolta a Colfiorito, l’assemblea nazionale contro il progetto “Rete Adriatica” della Snam, cui hanno partecipato numerosi comitati e associazioni provenienti dal Lazio, Toscana, Umbria, Marche e Abruzzo, alcuni dei quali impegnati da circa 13 anni nella lotta contro l’opera. Un progetto che, se realizzato, avrebbe come conseguenza il pericolo per l’incolumità dei cittadini a causa dell’elevato rischio sismico dell’Appennino centrale e la devastazione dei territori per l’alta qualità ambientale delle aree interessate dal tracciato; un progetto, la “Rete Adriatica”, la cui finalità come il TAP, gli stoccaggi di gas dell’area alta Val Padana-Lombardia, è quella di trasformare l’Italia in una piattaforma dell’hub del gas per i profitti delle multinazionali, ma con rischi per la sicurezza e la salute e costi ambientali a totale carico delle popolazioni dei territori attraversati. Senza trascurare i costi economici poiché tali infrastrutture le pagheranno tutti i cittadini con le loro bollette.

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La relazione del geologo Francesco Augone, presente all’evento, ha evidenziato come mediamente ogni dieci anni abbiamo nell’Appennino centrale, un terremoto con magnitudo importanti; egli ha enunciato gli aspetti critici della valutazione di impatto ambientale del progetto da parte della Snam per quanto attiene al rischio sismico, (tratto Foligno-Sestino esaminato); ha esposto come le faglie trascorrenti siano importanti perché perpendicolari al percorso del gasdotto, i limiti della normativa nazionale e come la condotta interrata, in quanto bloccata e ancorata al terreno, sia altamente sensibile alla fagliazione e non potrebbe resistere in caso di sisma. Ha precisato e spiegato perché il terremoto è selettivo e, con le sue frequenze, sollecita le strutture sovrastanti in modo differente e con energie diverse.

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Nell’assemblea del 2 aprile si è costituito il Coordinamento Nazionale No Tubo che intende unificare tutte le lotte, quella della “Rete Adriatica”, del TAP e degli stoccaggi di gas.

Mentre i cittadini, associazioni, volontari lottano per la difesa del territorio e dei loro diritti costituzionalmente riconosciuti (salute, ambiente), le istituzioni sembrano aver rimosso dalla loro mente e dalla loro agenda politica, la questione Snam: il Comune di Sulmona, la Provincia dell’Aquila, la Regione, perseverano nel loro immobilismo senza prendere iniziative illudendosi, forse, che non parlare e non affrontare il problema della centrale e del metanodotto, possa escluderli dalle loro pesanti responsabilità.

Al Sindaco Annamaria Casini, ricordiamo, ancora una volta, l’impegno sottoscritto in campagna elettorale di fronte ai cittadini, “di adottare, a livello politico istituzionale, ogni iniziativa necessaria ad impedire la realizzazione della centrale e del metanodotto Snam” o di dimettersi in caso esso venga disatteso. All’Assessore Andrea Gerosolimo ricordiamo che l’Abruzzo interno è destinato ad avviarsi ad una desertificazione certa, se la risposta della politica si traduce in spoliazioni e nel favorire gli interessi della multinazionale. Ci aspettiamo che anch’egli, insieme al Sindaco di Sulmona, convochi gli altri Sindaci del territorio e facciano pressione presso il Presidente D’Alfonso affinché esiga dal Governo l’accantonamento definitivo del progetto Snam nei territori altamente sismici dell’Appennino Centrale.

Le Istituzioni tutte devono mostrare “i muscoli” contro chi, senza averne né titolo né diritto, vuole asservirci senza alcun beneficio, ma gravandoci di soli rischi.

Assistiamo, invece, ad una evidente rinuncia a portare avanti la battaglia contro la Snam affiancando i cittadini: un Sindaco che non difende il territorio che amministra, non rappresenta la città e dovrebbe trarne le necessarie conseguenze.

Sulmona, 3 aprile 2017

Comitati cittadini per l’ambiente

Collettivo AltreMenti Valle Peligna

“Scendiamo in piazza” contro #metanodotto #Snam

Domani 19 febbraio alle ore 16:00 presso il Centro Civico di Paganica (L’Aquila) si terrà un’assemblea pubblica aperta sulle ragioni del No alla realizzazione del metanodotto Snam organizzata dalla Amministrazione Separata degli Usi Civici di Paganica e San Gregorio, presieduta da Fernando Galletti, comitato da sempre attivo contro la realizzazione del gasdotto della Società Nazionale Metanodotti.

Un’assemblea pubblica per allargare il fronte di protesta contro la realizzazione del metanodotto della Snam sui luoghi maggiormente colpiti dal terremoto, un tubo largo oltre un metro, pieno di gas, che vista l’alta sismicità del territorio, metterebbe a rischio l’intera comunità. Una bomba ad orologeria nel tracciato che attraversa la dorsale appenninica e soprattutto le faglie sismiche dei territori maggiormente colpiti dai recenti terremoti. Un’opera che tuttavia la società petrolifera è intenzionata a realizzare, nonostante le proteste dei cittadini e il no della Camera dei Deputati. La battaglia è dei singoli territori che non devono rilasciare le autorizzazioni ai diversi lotti cui il tracciato è stato suddiviso.

All’assemblea pubblica parteciperanno, tra gli altri, gli attivisti dei comitati della Valle Peligna, territorio non solo interessato al passaggio del metanodotto Snam ma anche alla realizzazione di una centrale di compressione che la Snam intende realizzare a Sulmona. Parteciperanno inoltre i sindaci dei territori interessati, i responsabili degli Usi Civici del territorio, amministratori locali e regionali, cittadini e associazioni. E’ importante esserci perché il tempo stringe e nonostante il rischio sismico il progetto della Snam va avanti. E’ necessario dire NO alla realizzazione del metanodotto e manifestare tutti uniti perché il nostro non può essere un territorio di conquista!

Interverranno: Giovanni Lolli, vice Presidente Regione Abruzzo; Pierpaolo Pietrucci, Presidente Commissione Ambiente e Territorio Regione Abruzzo; Gianni Anastasio, Sindaco di Pizzoli; Giovanna Margadonna, Comitati Cittadini per l’Ambiente, Sulmona; Flora Giovannetti, associazione Altre Menti, Sulmona; comitato 3e32 / CaseMatte L’Aquila; Alessandro Novelli, associazione I Patrignonesi; Francesco Montorelli, associazione Danae; Danilo Ciuffetelli, Usi Civici di Collebrincioni; Paolo Barone, Usi Civici di Aragno; Ottorino Ghizzoni, Usi Civici di Tempera; Luca Scarcia, Usi Civici di Assergi; Pina Marcocci, Usi Civici di Filetto; Elia Serpetti, Usi Civici di Arischia; Maria Teresa Casilli, Usi Civici di Camarda.

L’invito a partecipare è rivolto a cittadini, amministratori pubblici, candidati di ogni colore, esperti e tecnici del territorio.

Il metanodotto e la centrale valgono più della vita umana?

Con una recente sentenza (n. 249 del 4.10.16, pubblicata nei giorni scorsi) la Corte Costituzionale ha bocciato la legge della Regione Abruzzo dell’8 giugno 2015 che, al fine di garantire l’incolumità pubblica, stabiliva maggiori distanze di sicurezza per la realizzazione di nuovi metanodotti. Secondo la Corte, la Regione non poteva approvare la legge in oggetto perché essa “si pone in con l’espressa riserva allo Stato” della determinazione dei criteri generali tecnico-costruttivi in materia di impianti energetici. A nostro avviso si tratta di una decisione discutibile. Con la stessa sentenza, infatti, la Corte riconosce il pieno diritto della Regione a legiferare poiché le materie dell’ energia e del governo del territorio rientrano nella competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni (diritto che verrà cancellato qualora, nel referendum del 4 dicembre prossimo, dovesse essere approvata la riforma costituzionale).

La Giunta D’Alfonso, anziché difendere la Legge approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale, ha fatto marcia indietro approvando una delibera (DGR del 27/08/2015 n. 691), con la quale addirittura, condivide “la fondatezza delle motivazioni con cui il Governo Renzi aveva impugnato la Legge e, conseguentemente, ha disposto la non costituzione della Regione Abruzzo nel giudizio dinanzi la Corte Costituzionale”. Tale decisione adottata dalla Giunta D’Alfonso, è stato un atto gravissimo di arrendevole sudditanza di politici senza spina dorsale perché la Regione aveva pieno titolo e ottime ragioni nel difendere la Legge approvata in quanto essa andava oltre gli aspetti meramente “tecnico-costruttivi” e, nello stabilire maggiori distanze di sicurezza, tendeva a tutelare il territorio e la vita degli abitanti che lo vivono, in ottemperanza all’art. 32 della Costituzione che afferma: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. La Regione, di fronte al ricorso del Governo avrebbe potuto così sostenere, davanti alla Corte Costituzionale, che la tutela della salute è prevalente sulle prerogative dello Stato in materia di energia e che è la Legge nazionale sulle distanze di sicurezza, “drammaticamente inadeguate”, ad essere incostituzionale!

Infatti la Legge regionale era stata approvata dopo l’esplosione del metanodotto Snam a Mutignano di Pineto il 6 marzo 2015. La bomba di fuoco scaturita dall’esplosione aveva prodotto i suoi effetti distruttivi fino ad un raggio di circa 150 metri, evidenziando l’assoluta inadeguatezza delle norme vigenti a livello nazionale, che consentono di collocare un metanodotto a 30 metri da singole abitazioni e a 100 metri da agglomerati con 300 abitanti o da luoghi di concentrazione di persone come ospedali, scuole, supermercati ecc. Le norme in vigore non solo espongono i cittadini a pericoli gravissimi, ma addirittura stabiliscono il valore della vita umana in base al numero delle persone: una singola famiglia può essere sacrificata; per avere invece qualche possibilità di salvarsi bisogna essere almeno in 300!

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A questo punto è inevitabile la domanda: cosa succederebbe se esplodesse il metanodotto che la Snam insiste nel voler installare nel nostro territorio e che ha una portata di gas che è quattro volte rispetto al gasdotto di Mutignano?

Dopo il clamoroso voltafaccia della Giunta Regionale, la sentenza negativa della Corte Costituzionale era pressochè scontata e il rischio, a nostro avviso elevatissimo, che il Governo Renzi autorizzi la costruzione della centrale di compressione non deriva da questa sentenza, ma dal comportamento irresponsabile della quasi totalità dei nostri rappresentanti politici ed istituzionali che, anziché chiamare il territorio alla mobilitazione ed assumere iniziative efficaci nei confronti del Governo, continuano a restare muti ed inerti.

Sulmona, 28 novembre 2016

Comitati cittadini per l’ambiente


I Comitati cittadini e il collettivo AltreMenti indicono
per domani giovedì 1 dicembre ore 17.00 presso la Comunità Montana Peligna
una pubblica assemblea sulla questione Snam.

Nell’occasione verranno affrontate tutte le problematiche inerenti il gasdotto e la centrale di compressione con immagini, video, tracciato del gasdotto a Sulmona, registrazioni audio, commenti.

La cittadinanza è invitata a partecipare.

La “questione Snam” ancora sulla stampa nazionale

LA STAMPA NAZIONALE SI INTERESSA ALLA QUESTIONE SNAM: E LA CLASSE POLITICA?

Articolo de Il Fatto QuotidianoLa “questione Snam” approda ancora una volta sulla stampa a livello nazionale: dopo l’art. di Gian Antonio Stella sul magazine “Sette” del Corriere della Sera del 2 settembre scorso, oggi è presente su un ampio articolo pubblicato da “Il Fatto Quotidiano”.

Il giornale richiama l’articolo in prima pagina con un titolo abbastanza eloquente: “Snam, ecco il mega-gasdotto sulla faglia sismica di Amatrice & C” e pubblica  una cartina  in cui si evidenzia che il grande tubo della Snam verrebbe posizionato proprio lungo le aree con maggiore criticità: “sovrapponete le mappe, quelle del massimo rischio sismico dell’Italia centrale e quella del futuro gasdotto Rete Adriatica, coincidono perfettamente”… Sulla cartina sono riportati i nomi delle località devastate dai violenti terremoti susseguitisi dal 2009 fino ad oggi: Onna, L’Aquila, Amatrice, Norcia, Visso.

Nell’articolo si richiama anche la risoluzione votata alla unanimità nel 2011,  con cui  si impegna il Governo a “disporre la modifica del tracciato” escludendo comunque la fascia appenninica propria a causa dell’ “elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico”. Una risoluzione purtroppo profetica, alla luce di tutto ciò che è successo nell’Appennino centrale dal 24 agosto scorso ad oggi,  ma completamente ignorata dai Governi che nel frattempo si sono succeduti

Mentre il problema del metanodotto e della centrale Snam a Sulmona viene portato all’attenzione dei cittadini italiani, non possiamo non chiederci: dove sono coloro che ci rappresentano nelle istituzioni nazionali, regionali e locali? Non hanno nulla da dire? Intendono continuare a mantenere la consegna del silenzio, come è avvenuto nel convegno di Sulmona di venerdì scorso?

Sulmona, 15/11/2016

Comitati cittadini per l’ambiente

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«Quei maxi gasdotti in zone sismiche…»

Il monito di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera dopo il disastroso terremoto di Amatrice

“Quei maxi gasdotti in zone sismiche… il metanodotto Snam da Brindisi a Minerbio va avanti, nonostante i ricorsi che paventano i rischi legati ai terremoti sugli Appennini. Fidarsi è bene, ma…”. Inizia così l’articolo apparso sul magazine “Sette” del Corriere della Sera del 2 settembre scorso, a firma di Gian Antonio Stella, che induce il lettore a soffermarsi sul tema “grandi opere e grandi interrogativi”. Il giornalista esordisce invitando a rileggere un comunicato del Grig (Gruppo di Intervento Giuridico) e di altre associazioni ambientaliste, di oltre cinque anni fa, con cui si dava notizia che “il 7 marzo scorso i Ministri Prestigiacomo (Ambiente) e Bondi (Beni Culturali) hanno firmato il decreto che dà il via libera al metanodotto Sulmona-Foligno e alla centrale di compressione nella città di Sulmona (zona sismica A, massimo rischio)… Dei 30 Comuni attraversati nel tratto appenninico centrale, 15 sono in zona sismica A e 15 in zona sismica B, di meglio non si poteva fare per intercettare e sovrapporsi al sistema di faglie attive che anche recentemente hanno “dimostrato” catastroficamente quanto sono tali!… Sarà un disastro annunciato per territori rimasti ambientalmente e paesaggisticamente intatti, ma inserirà una infrastruttura per il trasporto del gas all’interno del corridoio italiano a maggior rischio sismico”.

“Cinque anni dopo, – commenta Stella – gli ambientalisti tornano alla carica e hanno gioco facile nel citare quanto è successo la settimana scorsa ad Amatrice, Pescara del Tronto, Accumoli… vale la pena di correre dei rischi solcando aree colpite più volte negli anni recenti da terremoti devastanti?”. “Scontate le reazioni – aggiunge Stella -: nessun rischio reale, massima sicurezza, la scienza al giorno d’oggi consente cose ieri inimmaginabili. Per carità, vogliamo crederci. Anche i giapponesi, però, prima del devastante terremoto seguito dal maremoto dell’11 marzo 2011 erano altrettanto sicuri delle garanzie fornite dalla centrale di Fukushima. Proprio la tragica smentita di quelle “assolute garanzie” dell’impianto atomico nipponico spinse l’Europa a ripensare il programma nucleare”. Gian Antonio Stella richiama la doverosa applicazione del principio di precauzione e così conclude: per carità, fidarsi è bene, ma…”.

In merito al principio di precauzione Il Consiglio di Stato, con sentenza del maggio 2015, ne chiarisce l’importanza sostenendone l’applicazione “ogni qual volta non siano conosciuti con certezza i rischi indotti da un’attività potenzialmente pericolosa per la sanità pubblica, la sicurezza e l’ambiente, per cui l’azione dei pubblici poteri deve tradursi in una prevenzione anticipata, rispetto al consolidamento delle conoscenze scientifiche”.

Se due catastrofici terremoti non sono stati sufficienti per far cambiare idea alla Snam, cos’altro deve ancora accadere?

Auspichiamo che i Sindaci del territorio, giustamente preoccupati in questi giorni per garantire la sicurezza degli studenti, diano la massima priorità anche alla questione del gasdotto e della centrale Snam e mettano in atto ogni possibile iniziativa per impedire la realizzazione di un’opera che esporrebbe l’intera popolazione ad ulteriori gravissimi rischi.

Sulmona, 6 settembre 2016

Comitati cittadini per l’ambiente

Email: sulmonambiente@gmail.com – Sito: http://sulmonambientewordpress.com
Pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Comitato-Ambiente-Sulmona/163437587047697

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“Sulmona- Foligno, non solo tappa del Giro d’Italia”

12-05-2016 09-57-06

La 7^ tappa del 99° Giro D’Italia si snoderà, per un percorso di 211 Km., da Sulmona a Foligno, tra le bellezze paesaggistiche di Abruzzo, Marche ed Umbria.

Ma il Sulmona-Foligno è anche uno dei cinque segmenti del grande gasdotto “Rete Adriatica” di 687 Km. con la centrale di compressione a Sulmona, che la Snam vuole realizzare lungo tutta la dorsale appenninica, tra le località a più elevato rischio sismico e di maggior pregio ambientale, tra i centri più colpiti dai sisma del 1997 e del 2009. Il tracciato del gasdotto, inoltre, si sovrappone al progetto “A.P.E.” (Appennino Parco d’Europa), il più importante progetto di sistema avviato nel nostro Paese, finalizzato alla conservazione della natura e allo sviluppo eco-sostenibile.

I ciclisti e la carovana al seguito, potranno ammirare le montagne dell’Abruzzo, Regione verde d’Europa, i monti delle Marche, i boschi dell’Umbria, i sentieri francescani, i corsi d’acqua, le numerose aree protette, S.I.C. e zone di protezione speciale che il passaggio del mega tubo stravolgerebbe, provocando una alterazione dell’ecosistema difficilmente ripristinabile se non solo dopo molti decenni.

Cosa giustifica la volontà di realizzare tale opera con un prezzo così alto da pagare? Non la pubblica utilità, perché il gas importato e che transiterà lungo la mega condotta, sarà rivenduto ai Paesi del centro e nord Europa e la nostra Penisola dovrà sacrificare il proprio patrimonio naturalistico, mettere a rischio l’incolumità delle popolazioni, subire gravi danni alle economie locali (turismo e agricoltura di qualità con coltivazioni di eccellenza quali l’aglio rosso di Sulmona, lo zafferano dell’altopiano di Navelli, le tartufaie dell’Umbria e del pesarese), il tutto per i profitti della Snam e delle altre multinazionali del gas. Ma non è detta ancora l’ultima parola: la politica e le istituzioni, se vogliono, possono fermare la mano del Governo Renzi.

Difendiamo la grande qualità ambientale dell’Appennino e facciamo sì che le bellezze naturali, storiche e architettoniche, che la carovana del Giro D’Italia incontrerà lungo il percorso Sulmona-Foligno, vengano trasmesse, nella loro integrità, alle future generazioni!

Sulmona, 12 maggio 2016

Comitati cittadini per l’ambiente

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#Metanodotto #Snam, i Comitati cittadini per l’ambiente: «Il regalo di Natale»

Comitati cittadini per l’ambiente Sulmona‹Puntuale arriva, per il nostro territorio, ilregalo di natale”. Non ci sono ripensamenti, come per Ombrina: per il Governo la centrale di compressione Snam a Sulmona (e quindi il metanodotto) si deve fare e basta.

Il provvedimento potrebbe essere adottato oggi stesso, nel Consiglio dei Ministri convocato per le ore 16. Infatti, il Presidente della Regione D’Alfonso, è stato convocato per oggi, 23 dicembre, a Palazzo Chigi.

E’ quello che prevede la procedura e cioè che il provvedimento autorizzativo finale, viene adottato con la “partecipazione” della Regione. Ma questa “partecipazione” è un fatto puramente formale in quanto si estrinseca nella semplice comunicazione che il Governo fa al rappresentante della Regione. Sembra che D’Alfonso, per precedenti impegni, non andrà all’incontro. Ma questo non cambia la sostanza delle cose.

Tutto inutile dunque? Inutile anche la lettera che 14 Parlamentari di 6 Regioni e di tutti gli schieramenti politici hanno recapitato nei giorni scorsi a Renzi? Ci sarà tempo per ricostruire tutte le responsabilità di questa vicenda e lo faremo nel momento appropriato.

Oggi ci preme mettere in evidenza un dato soprattutto: il fallimento della Politica, quella vera, con la P maiuscola. La Politica che avrebbe dovuto difendere, in nome della Costituzione, i sacrosanti diritti del territorio e che invece non si è vista (inadeguatezza, superficialità, dolo). O, se si è vista, ha fatto solo qualche timida e fugace apparizione, lasciando campo libero all’arroganza della Snam e al comportamento prevaricatore ed antidemocratico del Governo.

Eppure le premesse per vincere questa battaglia c’erano (e forse ci sono ancora) tutte. Caso forse unico in Italia, l’opera che il Governo in queste ore si appresta ad autorizzare, registra la contrarietà di tutte le Istituzioni democratiche: dal Comune fino al Parlamento. In un Paese normale, che applica la propria Costituzione (la quale, non dimentichiamolo, affida la sovranità al popolo) quest’opera sarebbe stata cancellata da tempo. Ma non viviamo in un Paese normale. Viviamo in un Paese governato da un gruppo di potere che considera la Costituzione un inutile e ingombrante pezzo di carta e che, in pratica, è il braccio operativo di fortissimi interessi economici e finanziari.

Ma, non possiamo sottacere un altro elemento: la grossa mano che il comportamento dei “nostri” rappresentanti ha dato affinché si giungesse a questo risultato. Consideriamo quanto accaduto solo gli ultimi 40 giorni. La risoluzione approvata alla unanimità dalla Commissione Territorio della Regione il 12 novembre scorso, impegnava il Presidente e la giunta regionale ad intervenire subito nei confronti del Governo. Invece abbiamo assistito ad un totale vuoto di iniziative. Sono scomparsi tutti: D’Alfonso, Lolli e Mazzocca. Scomparsi anche il Presidente della Provincia De Crescentiis e l’Assessore alle aree interne Gerosolimo. Si poteva e si può, vincere con una classe politica che, nel momento decisivo, se la squaglia di fronte al Governo? Quanto ai Parlamentari era evidente che non bastava scrivere una lettera a “babbo natale” Renzi. Occorreva affiancare all’iniziativa interventi diretti sul Governo, soprattutto da parte dei Parlamentari del PD.

Esiste ancora uno spazio, sia pure ridottissimo, per impedire una decisione nefasta per il nostro territorio? Noi pensiamo di sì e – in queste ore – esso deve essere riempito da chi è stato eletto per questo scopo. Tocca ad essi agire: immediatamente

Sulmona, 23 dicembre 2015

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L’appello dei parlamentari abruzzesi a Renzi

_20151216_191227Scrivono in una nota i “Comitati cittadini per l’ambiente” di Sulmona: «Lo hanno deciso, impegnandosi, i Parlamentari della maggioranza e dell’opposizione che ieri hanno partecipato a Roma, nella sala Caduti di Nassirya del Senato, alla conferenza stampa indetta dai comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona e dal comitato interregionale No tubo di Abruzzo, Umbria e Marche. Oggi stesso sarà consegnata al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, la richiesta di fermare l’iter autorizzativo della centrale di compressione Snam di Sulmona e di istituire immediamente il tavolo tecnico istituzionale previsto dalla risoluzione della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, del 26 ottobre 2011, per la individuazione di alternative al progetto della Snam, al di fuori della dorsale appenninica.

La richiesta porterà le firme dei rappresentanti di tutte le componenti politiche, gli stessi che ieri hanno preso parte all’iniziativa dei comitati ambientalisti: i Parlamentari di quattro Regioni – Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio, – rispettivamente del PD, Walter Verini (promotore della risoluzione del 2011) e Stefania Pezzopane; di Forza Italia, Paola Pelino e Fabrizio Di Stefano; del Movimento 5 Stelle, Enza Blundo, Gianluca Vacca e Patrizia Terzoni; di Sinistra Italiana, Gianni Melilla e Loredana De Petris. Ad essi potrebbero aggiungersi anche le firme di altri Parlamentari.

“La questione è ormai nelle mani del Presidente del Consiglio ed è una decisione eminentemente politica, come quella che ha riguardato Ombrina – ha affermato Mario Pizzola, portavoce dei comitati – non è ammissibile che a dettare legge siano gli interessi delle multinazionali del petrolio e del gas, non siamo in uno Stato militare ma in un Paese democratico la cui Costituzione sancisce che la sovranità appartiene al popolo. E le Istituzioni elette dai cittadini sono unanimi nel dire “no” al progetto della Snam ( che insiste in aree ad altissimo rischio sismico e di grande qualità ambientale quali sono quelle dell’Appennino) e nel chiedere il pieno rispetto della decisione del Parlamento”.

Il Sindaco di Sulmona, Peppino Ranalli, intervenuto nella conferenza stampa, ha evidenziato che ormai è una corsa contro il tempo perché c’è il rischio che la decisione di dare il via libera alla centrale potrebbe essere presa già nel Consiglio dei Ministri del 21 dicembre prossimo. “La politica deve svolgere fino in fondo il suo ruolo – ha sottolineato Ranalli – scelte come questa non possono essere imposte dall’alto, ma devono passare attraverso la partecipazione e la condivisione dei territori coinvolti. L’unità della politica e la determinazione nei confronti del Governo possono ancora impedire una decisione che avrebbe conseguenze nefaste per Sulmona, per il comprensorio peligno e per l’intera area appenninica”.

I comitati cittadini auspicano che in queste ore decisive di una vicenda che va avanti da ben 11 anni facciano sentire la loro voce anche i massimi esponenti della Regione Abruzzo (che ieri, benché invitati, non hanno partecipato) i quali, dopo aver promesso di voler dare battaglia, sono invece completamente scomparsi dalla scena!»

Sulmona, 17/12/2015

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Altra esplosione

“ANCORA UN METANDOTTO ESPLOSO: E’ IL TERZO DALL’INIZIO DELL’ANNO. E’ QUESTA LA SICUREZZA CHE LA SNAM GARANTISCE?”

E’ stato decisamente un risveglio di paura in alta Val Marecchia a seguito dell’esplosione, intorno alle 5 di ieri, del metanodotto della Snam nei pressi di Ponte Presale di Sestino (Arezzo). Dopo un forte boato, che è stato udito anche a Sestino, a 15 Km. di distanza, si è alzata una colonna di fuoco con fiamme che hanno superato i 30 mt. di altezza. Impressionante anche la voragine creata dall’esplosione che è stata provocata da un cedimento strutturale della condotta della linea Rimini – San Sepolcro, di 26 pollici di diametro, (650 mm) e con pressione di 70 bar: poco più grande di quello esploso a Mutignano di Pineto, il 6 marzo scorso (600 mm. di diametro). Non ci sono stati, a differenza di Mutignano, feriti in quanto il metanodotto esploso ieri in provincia di Arezzo, attraversa un tratto di campagna, ma sia i Vigili del Fuoco che i tecnici, hanno comunque adottato misure precauzionali del caso, evacuando le abitazioni sparse circostanti.

Sono ormai frequenti questi episodi (dall’inizio dell’anno è il terzo dopo Mutignano e Roncade) per i quali si ripresenta in maniera preponderante il problema della sicurezza: non possiamo che biasimare il comportamento della Giunta regionale dell’Abruzzo che ha rinunciato a costituirsi in giudizio contro il Governo che ha impugnato la L.R. 8/06/2015 n. 13. Tale Legge, ricordiamo, disciplina le distanze di sicurezza nella posa delle condotte, per garantire l’incolumità pubblica. E’ pacifico che il D.M. 17 aprile 2008 (regola tecnica per gli impianti di trasporto gas naturale) vada modificato perché il caso di Mutignano, ad esempio, dimostra che gli effetti dell’esplosione si sono estesi per un raggio molto superiore alle distanze previste nella tabella del D.M. citato. La Regione Abruzzo, dopo la tragedia sfiorata a Mutignano e dopo l’approvazione della L.R. 8/06/15 n.13, aveva tutti i requisiti per farsi promotrice di una proposta legislativa in Parlamento affinchè si rivedesse la normativa nazionale.

Dopo quest’altra esplosione come non riflettere sul fatto che, con il metanodotto (1 mt. e 20 DN) e la centrale di compressione con le quattro linee di collegamento, (4 tubi da 1 metro e 20 di diametro e 75 bar di pressione) il governo ci sta imponendo, insieme all’opera, anche l’accettazione implicita del rischio? Proprio a Sestino dovrebbe partire l’ultimo tronco del mega gasdotto “Rete Adriatica” che la Snam si ostina a voler realizzare lungo la dorsale appenninica e cioè nei territori che sono più altamente sismici del nostro Paese. Ma se i gasdotti – come ormai è dimostrato dall’inquietante ripetersi di tali eventi – possono esplodere anche  a causa di modesti smottamenti di terreno, come si può parlare di “sicurezza” quando queste gigantesche infrastrutture vengono interrate in luoghi ad elevatissima probabilità di terremoti? Ed è proprio questo rischio, molto concreto, che ha indotto la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ad impegnare il Governo nazionale alla modifica del tracciato al fine di tutelare l’incolumità pubblica. Ma la volontà del Parlamento resta a tutt’oggi disattesa, nonostante gli incontri che, per quanto concerne la centrale,  si sono tenuti e conclusi presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.  Non è ammissibile che la ricerca del profitto (è bene tener presente che il “nostro” gasdotto serve per rivendere il gas nei Paesi del Centro Europa) venga anteposta al bene primario, costituzionalmente garantito, della salute e della sicurezza dei cittadini.

Per questo è ineludibile che da parte di tutti i nostri rappresentanti istituzionali –  Parlamentari, Governo regionale, Sindaci – si pretenda un incontro urgente con il Ministro dello Sviluppo Economico, Guidi, affinchè venga data piena attuazione alla risoluzione parlamentare e si istituisca il tavolo tecnico nazionale per individuare, al di fuori della dorsale appenninica, le alternative al progetto presentato dalla Snam.

Sulmona, 20 novembre 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

 

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#Metanodotto #Snam, i Comitati: “la pozione avvelenata e lo zuccherino!!!”

 

Comitati Cittadini Per l'ambiente SulmonaAvevano promesso che si sarebbero battuti fino in fondo per impedire che la Snam costruisse a Sulmona la sua centrale di compressione e il grande metanodotto “Rete Adriatica” : lo avevano affermato un anno fa, nell’assemblea pubblica tenutasi al cinema Pacifico, i rappresentanti ai vari livelli istituzionali con il Governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso, che dichiarò solennemente che mai la Regione avrebbe acconsentito alla realizzazione di un’opera così  impattante “che umilia, mortifica..”  in un territorio come il nostro, ricco di storia , di arte  e cultura, crocevia del sistema dei Parchi. Non era vero niente. Ora quegli stessi rappresentanti istituzionali, ai quali i cittadini avevano dato fiducia, passano dall’altra parte della barricata e collaborano diligentemente con la Snam per far ingoiare al nostro territorio, dopo averlo tradito miseramente, la pozione avvelenata della centrale e del metanodotto. Sperando di indurci ad ingoiare l’amaro intruglio, hanno tirato fuori dalla manica lo zuccherino della  “centrale ad impatto zero”, che verrebbe alimentata elettricamente anzichè a gas; un tipo di centrale del quale, in Italia, non esistono precedenti. Naturalmente non è affatto vero che un impianto simile sarebbe ad “impatto zero” perché, tranne le emissioni in atmosfera, resterebbe sempre il rischio sismico con tutti gli altri impatti quali quello luminoso, ambientale e paesaggistico e quello sull’economia locale. A tutto ciò si aggiunga che il prezzo da pagare, per questo “contentino”, è che il metanodotto si farà esattamente dove ha deciso la Snam e cioè nelle aree più altamente sismiche e di grande qualità ambientale dell’Appennino. Non ci fidiamo né dei nostri rappresentanti, i quali non devono fornirci nessuna altra prova della loro inaffidabilità, né tantomeno della Snam che, ricordiamo, persegue un obiettivo preciso finalizzato alla realizzazione di profitti e non ha certo a cuore le sorti di questo territorio con i suoi abitanti, ai quali, in modo sprezzante e cinico, sta chiedendo di sacrificarsi in nome del “suo Dio denaro”.

pozioneAll’incontro di ieri hanno partecipato, oltre a D’Alfonso, Mazzocca, De Crescentiis, Gerosolimo e, naturalmente, il Sindaco di Sulmona il quale, pur contrastando in passato verbalmente, ma in maniera soft il progetto, rimasto silente fino ad oggi sulla proposta della centrale elettrica, ha dichiarato e ribadito che lui resta comunque contrario all’infrastruttura in tutte le sue ipotesi di realizzazione. Meglio tardi che mai. Ma se è davvero contrario perchè non convoca un consiglio comunale per ribadire il no della città? Perché, come più volte gli è stato richiesto dai comitati e mai ascoltati, non prende una qualche iniziativa di protesta contro questo nuovo inganno a danno di Sulmona e del suo comprensorio considerato, è bene che lo ricordi, che è nel suo Comune che insisterà l’impianto?  gli altri Sindaci del comprensorio che Ranalli dovrebbe coinvolgere in questa forte azione di protesta, ritengono forse che gli effetti dell’installazione della centrale non li coinvolga nelle disastrose conseguenze e che possano ritenersene esentati solo per una manciata di Km.? E il Presidente della Provincia che ne pensa? E’ d’accordo con D’Alfonso e Mazzocca (ex assessore all’ambiente) e quindi butterà nel cestino le delibere di contrarietà adottate nella sua qualità di Sindaco di Pratola?  E il neo assessore alle aree interne Gerosolimo da che parte sta?  Difenderà l’Abruzzo interno dall’ “ecomostro” della Snam (che corre per il territorio aquilano per oltre 100 chilometri), ricordando che è stato eletto con i voti di questo territorio ed è anche a noi sulmonesi che deve rendere conto oppure, per non contraddire D’Alfonso, resterà in silenzio?

E’ davvero singolare, inoltre, la particolare “attenzione” che la Snam sta dimostrando per l’adiacente cava dismessa ex-Merolli. Dapprima aveva proposto di spostare proprio lì la centrale, mantenendo però la proprietà dell’area di Case Pente, pronta per un eventuale raddoppio e ora vuole “sistemare” comunque l’ex-cava. Perchè? Così, quando deciderà per l’ampliamento, come accaduto in molte altre stazioni di compressione nella rete infrastrutturale del nostro Paese,  troverà il lavoro già fatto? Ultimo particolare, non proprio insignificante: la proposta, tutta ancora da definire, di una centrale di compressione elettrica, rientra in quella tipologia di impianti fatti per durare nel tempo (minimo 50 anni): chi potrà mai garantire che tale impianto, dopo un certo numero di anni, per “sopraggiunte difficoltà”, naturalmente, non venga riconvertito a gas, visto che la Snam  può disporre di questo combustibile a prezzi stracciati? Davvero si può pensare che i cittadini siano così ingenui e sprovveduti da bersi  tutto ciò che viene loro propinato?

Sulmona, 6 Ottobre 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

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#Metanodotto #Snam, la risposta di Mario Pizzola

 

Immagine attiva“Va dato atto a Pasquale D’Alberto di aver sempre sostenuto la sua posizione favorevole al metanodotto e alla centrale Snam. Un convincimento che merita il massimo rispetto come del resto lui ha sempre rispettato correttamente le opinioni contrarie.

Il problema, però, è che le sue convinzioni al riguardo sono basate su presupposti che non trovano riscontro nella realtà.

Definire il metano “energia pulita” significa dire una cosa non vera. Il gas metano, insieme al carbone e al petrolio, fa parte dei combustibili fossili, che sono i principali responsabili dell’effetto serra e quindi delle alterazioni climatiche che stanno mettendo seriamente a rischio il nostro pianeta. Si può dire, tutt’al più, che il metano è il meno inquinante tra i combustibili di origine fossile. Ma fino ad un certo punto perché il metano è un gas ad effetto serra 25 volte più potente dell’anidride carbonica. Pertanto esso, attraverso i vari usi, comprese le perdite delle reti, è tra i maggiori agenti climalteranti.

D’Alberto stia sicuro: nessuno vuole tornare al medioevo o far morire di freddo i vecchietti nelle case di riposo. L’Italia non ha bisogno di ulteriori quantitativi di gas ma, al contrario, ha una sovrabbondanza di infrastrutture di importazione. Tra grandi metanodotti provenienti dall’estero e rigassificatori il nostro paese ha una capacità di importazione che supera i 120 miliardi di metri cubi l’anno. Ciò a fronte di consumi interni che , da anni, sono in costante calo. Il 2014 si è chiuso con un consumo di appena 61,4 miliardi di metri cubi, ovvero la metà delle disponibilità potenziali. Il fatto è che le previsioni di anni fa che davano in aumento i consumi di gas si sono rivelate sbagliate e per di più non si sono fatti i conti con la forte crescita delle fonti energetiche rinnovabili.

A cosa serve, allora, il nuovo grande metanodotto “Rete Adriatica” ?

Per inciso va detto che la Snam gli ha dato questo nome perché inizialmente doveva passare lungo la fascia costiera; poi, chissà perché, è stato dirottato nelle aree interne dell’Appennino.

Sulle finalità di questa grande infrastruttura di 687 km ormai non vi sono più dubbi. Essa non serve nè alla Valle Peligna, né all’Abruzzo né all’Italia. Il gas che verrà importato dall’Azerbaijan attraverso il TAP (Trans Adriatic Pipeline, che dovrebbe approdare in Puglia) è destinato ad essere rivenduto in Europa e quindi ad incrementare i profitti della Snam.

Il nostro territorio è solo di passaggio ovvero, secondo i piani Snam, la nostra è solo terra di occupazione, terra di servitù.

D’Alberto afferma che bisogna “pensare a come poter utilizzare questa opportunità per lo sviluppo di questo territorio”. Egli, evidentemente, non sa  che neppure un solo metro cubo di gas della “Rete Adriatica” si fermerà da noi e che la centrale di compressione non porterà posti di lavoro perché l’impianto sarà condotto in automatico a distanza dal centro della Snam Rete Gas di San Donato Milanese. Gli addetti si conteranno sulle dita di una mano e tutti altamente specializzati.

Dove sono, pertanto, le “opportunità” per noi?

Se c’è una cosa “antistorica” non è, come sostiene D’Alberto, la battaglia degli ambientalisti, ma è credere che lo sviluppo economico, in futuro, possa basarsi sull’energia prodotta dal termoelettrico, che invece è in forte crisi.

L’Enel ha infatti deciso di chiudere 23 centrali termoelettriche (per 11 mila MW di potenza installata) in quanto non più competitive, soprattutto per il notevole incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, che ormai è arrivata ad assicurare un terzo del fabbisogno energetico del nostro paese. Il futuro dell’energia non è la combustione termoelettrica (ed infatti l’unica centrale esistente in Valle Peligna, quella dell’ex Fiat, è chiusa da anni) ma sono le fonti pulite : acqua, sole e vento.

D’Alberto afferma che “sulla pericolosità sismica hanno grandi perplessità molti autorevoli geologi” . Chi sono questi geologi? Può fare i nomi?

E’ un dato di fatto che il tracciato del metanodotto (e il sito stesso della centrale) attraversa  i territori più altamente sismici dell’Appennino, correndo in parallelo o intersecando faglie attive.

Così come è un dato di fatto che i metanodotti, nonostante le rassicurazioni della Snam sulla sicurezza degli stessi, continuano ad esplodere da soli, senza la mano dell’uomo, come è successo a Mutignano di Pineto il 6 marzo scorso. Sempre più spesso le cause sono eventi naturali, perfino piccoli smottamenti di terreno.

Perché non si applica il principio di precauzione sancito dalla normativa europea e italiana?

Perché non si è scelto un tracciato, come ha raccomandato la Camera dei Deputati, dove il rischio sismico è molto più basso?

Anche ammettendo, in linea teorica, che sia possibile costruire una centrale di compressione alimentata elettricamente anziché a gas (attualmente non esistono impianti del genere in Italia) ciò significherebbe aver risolto il problema?

Innanzitutto i maggiori oneri di costruzione ( si parla di oltre 20 milioni di euro) e di esercizio verrebbero arbitrariamente scaricati sui cittadini, attraverso le bollette. Ma questo vorrebbe dire che il metanodotto si farà con certezza lungo il tracciato prestabilito, che attraverserà la Valle Peligna per 20 km e la Provincia dell’Aquila per oltre 100 km, con tutti i rischi per l’incolumità pubblica e per l’ambiente, nonché tutte le limitazioni alle varie attività economiche, l’agricoltura innanzitutto, che un simile impianto comporta.

E che dire dell’impatto ambientale e paesaggistico della centrale in un’area posta all’ingresso del Parco nazionale della Majella e corridoio faunistico per l’orso e altri animali protetti?

E’ questo il biglietto da visita che Sulmona offre ai turisti?

12 ettari di terreno agricolo sarebbero persi per sempre, con in più il rischio di trasformare l’area in un secondo nucleo industriale, attirando, quindi, altre attività potenzialmente inquinanti.

A tutto questo va aggiunto che il passaggio di ben 4 tubi di collegamento (di un metro e 20 ciascuno) a ridosso del cimitero, per di più in una zona piena di uliveti e vigneti, metterebbe a serio rischio la sicurezza del luogo sacro e, in futuro, ne impedirebbe ogni possibile ampliamento.

D’Alberto parla di una sorta di “pensiero unico” che nel corso del tempo si sarebbe formato contro il progetto della Snam. Stia certo che nessuno ha coartato la volontà dei politici. Le innumerevoli prese di posizione di contrarietà (deliberazioni, risoluzioni, leggi ecc.) adottate da Comuni, Province, Regioni e anche dal Parlamento, sono il frutto di dibattiti, confronti, analisi e riflessioni che in questi quasi otto anni di lotta sono state sviluppate nei territori interessati da questa mega opera.

Il problema vero è che tutto questo, purtroppo, non ha prodotto risultati. Se siamo ad un passo dall’autorizzazione è perché la “nostra” classe politica dirigente si è piegata, per incapacità o calcolo, alle imposizioni del Governo nazionale, a sua volta braccio operativo della volontà e dei corposi interessi delle multinazionali.

Molte, troppe carriere politiche dipendono dai vertici del Governo e del Partito. E di fronte alla scelta tra difendere il territorio o difendere la propria poltrona, i nostri principali rappresentanti istituzionali non hanno dubbi : scelgono quest’ultima”.

Mario Pizzola
Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona

Cittadini beffati

 

ORA BASTA, SMETTETELA DI PRENDERE IN GIRO I CITTADINI!

Comitati cittadini per l’ambiente SulmonaI “nostri” rappresentanti istituzionali, con D’Alfonso in testa, continuano a turlupinare i cittadini spacciando per una mezza vittoria il loro completo fallimento sulla vicenda Snam.  Dopo gli incontri che si sono succeduti, come in una sessione da “brainstorming da brivido”, tirano fuori il contentino, la genialata o meglio la bufala della “centrale ad impatto zero”, sottolineandone l’elevatissimo aggravio di costi aggiuntivi: ma come, la Snam il 12 settembre dello scorso anno in un incontro con il Vice Presidente Lolli ed un Ingegnere di infrastrutture on e off shore, aveva bocciato il progetto del totale passaggio in mare dell’opera proprio per i maggiori costi ed ora è pronta a sostenerli in un impianto che, tra l’altro, non è mai stato realizzato in Italia? Peraltro, tali maggiori costi verrebbero arbitrariamente scaricati sui cittadini attraverso le bollette, essendo un’opera destinata a dare solo profitti alla multinazionale. Anche ammesso che sia possibile realizzare la stravagante idea di una centrale di compressione elettrica anzichè a gas, che soluzione sarebbe? E’ questo l’obiettivo per il quale si sta lottando ormai da quasi otto anni? Chi annuisce e presta il fianco ad un’idea del genere pensa forse che tutti i cittadini hanno l’anello al naso? Si rendono conto, costoro, che accettare la centrale anche fosse “ad impatto zero” (???) significa accettare il metanodotto in territori altamente sismici, come la Valle Peligna e gli Appennini? Significa collocare sotto i nostri piedi una potenziale ed enorme bomba? L’esplosione di Mutignano di Pineto, del marzo scorso, non ha insegnato proprio nulla? Non solo, ma si rendono conto costoro di quale impatto ambientale e paesaggistico avrà un centrale posta all’imbocco del Parco nazionale della Maiella? In una zona agricola, di ben 12 ettari, che di fatto diventerebbe un secondo nucleo industriale, attirando insediamenti simili? Sono consapevoli che lo stesso cimitero di Sulmona è a rischio, con ben 4 tubi paralleli di un metro e 20 ciascuno che passano ad una distanza di circa 300 metri dal luogo sacro? E che, in futuro, per le servitù imposte dall’impianto, non sarà più possibile l’espansione del cimitero stesso? E’ ora di smetterla: abbiate almeno l’umiltà di riconoscere che se la centrale di compressione si farà a Sulmona – come è ormai certo – la colpa è solo della vostra inconsistenza politica. Non possiamo prendercela con la Snam, che punta solo a fare profitti, nè con il Governo nazionale, totalmente asservito agli interessi delle multinazionali del petrolio e del gas. Ma da chi è stato eletto per difendere i sacrosanti diritti del nostro territorio, era lecito aspettarsi che vi sareste battuti a viso aperto e con la schiena dritta, come avevate promesso in tante occasioni e in particolare nella grande assemblea pubblica che proprio un anno fa, il 22 settembre 2014, si è tenuta a Sulmona al Cinema Pacifico. Ma tutte quelle promesse sono state tradite. Col passare delle settimane e dei mesi è apparso sempre più chiaro che il “no” della Regione al devastante progetto della Snam era solo un fatto formale e che la stessa negazione dell’intesa con lo Stato era solo una foglia di fico destinata a coprire il nulla di cui avete dato ampia prova. Nessuna efficace iniziativa a livello politico ed istituzionale. Nessuna vera azione di contrasto, a livello tecnico e legale. Nessuna proposta alternativa rispetto ai diktat congiunto Snam-Governo. Addirittura la Giunta è arrivata a rinnegare le leggi approvate al riguardo dal Consiglio regionale. Quando si rinuncia ad esercitare le proprie prerogative e ci si inchina come fuscelli di fronte alla prepotenza del potere centrale, quando tutti i parlamentari del PD votano obbedienti il decreto “Sblocca-sfascia Italia”, quando non si trova nessun deputato del partito di Governo che si batta per far applicare la risoluzione parlamentare sulla Snam, quando ci si comporta da sudditi e cortigiani (altro che camerieri!) rispetto al “caro leader” che siede a Palazzo Chigi, ci si poteva forse aspettare un risultato diverso da quello che ci viene confezionato e imposto? Prendiamo atto che ormai non ci sono più alibi: chi doveva difendere il territorio ha gettato definitivamente la spugna. Ma almeno abbia la decenza di non continuare ad ingannare i cittadini. Per parte nostra la vicenda non si chiude qui. Con tutti i mezzi legali e democratici continueremo la battaglia contro un “corpo estraneo” che, non solo non porta nulla di positivo, ma rappresenta un pesante fardello per la vita e il futuro della nostra comunità.

Sulmona, 25/09/2015

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Il “gioco sporco” del Governo e le responsabilità della Regione

 

gasdottoAppena due settimane fa si era aperto uno spiraglio per ridiscutere la localizzazione della centrale di compressione, tanto che l’Assessore regionale all’Ambiente, Mario Mazzocca, si era spinto a parlare, addirittura, di una sospensione “sine die” della decisione sul metanodotto.

Ora arriva la doccia fredda della Conferenza di Servizi per autorizzare il metanodotto, convocata per giovedì 6 agosto a Roma.

Che questo Governo, al pari dei Governi precedenti, fosse inaffidabile noi lo abbiamo sempre pensato e scritto. Abbiamo ormai prove abbondanti per poter affermare, con assoluta tranquillità, che a coloro che governano questo Paese – si chiamino essi Berlusconi, Monti, Letta o Renzi – importa poco o nulla dell’interesse generale e delle regole della democrazia. Essi sono inginocchiati davanti ai grandi potentati economici e finanziari, dei cui piani e interessi sono ligi esecutori. Non ci sorprende, perciò che continui il “gioco sporco” del Governo (e dei Governi) che ha caratterizzato tutta la vicenda Snam. Non si spiegherebbero, diversamente, le tante anomalie da noi evidenziate, ma sistematicamente “coperte” da chi sta in alto: frazionamento della V.I.A., mancanza della V.A.S., carenza di studi essenziali, arbitrario sdoppiamento delle procedure autorizzatrive ecc.

Ciò che continua a farci riflettere, invece, e’ il comportamento della Regione Abruzzo:  per cinque anni, con la Presidenza Chiodi, abbiamo avuto una Regionetotalmente prona davanti al potere centrale.

Con l’avvento della Presidenza D’Alfonso abbiamo sperato in una svolta decisiva, ma abbiamo dovuto ben presto disilluderci. Il Governatore, dopo un inizio scoppiettante, è scomparso dalla scena, per ricomparire solo 10 mesi dopo, il 20 luglio scorso.Nel frattempo la Regione, seduta ed incapace di avanzare proposte, finiva sotto scacco.

Adesso siamo di fronte al passaggio  più cruciale dell’intera “questione Snam”: o la Giunta regionale, con in prima linea D’Alfonso, riesce a far saltare la Conferenza  del 6 agosto e a ricondurre la discussione sul progetto della Snam entro binari di serietà e ragionevolezza, oppure, se ciò non avverrà, vorrà dire che quella che si sta consumando è solo l’ennesima sceneggiata a danno dei nostri territori. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo, c’è solo un modo per chiudere degnamente questa vicenda: attuare la volontà del Parlamento. Il che significa istituire un tavolo di confronto Governo – Regioni che, per un congruo periodo di tempo (6 mesi), studi soluzioni alternative sia per la centrale che per il metanodotto al di fuori, comunque, della dorsale appenninica.

Altre strade, o meglio scorciatoie che conducono a vicoli ciechi, portano solo a soluzioni pasticciate che i cittadini, impegnati in questa lotta da oltre sette anni e mezzo, non potranno mai accettare.

Sulmona, 3 agosto 2015

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Centrale e metanodotto Snam al di fuori della dorsale appenninica

gasdottoLo avevamo chiesto inutilmente da mesi che il Presidente D’Alfonso tornasse a “metterci la faccia”: finalmente lo ha fatto, partecipando in prima persona al confronto con il Governo sulla questione Snam. Non possiamo che esprimere la nostra soddisfazione, sia per la presenza di tutti i nostri rappresentanti istituzionali, che per quanto scaturito dall’incontro di Roma. La Regione ha annunciato che presenterà una propria proposta sulla ubicazione della centrale di compressione (attuando anche quanto previsto dalla procedura della remissione degli atti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) e accantonando le “soluzioni” pretestuose e fuorvianti della Snam, come l’ex cava Merolli, sempre in località Case Pente.

Ma affinchè questa strada sia concretamente percorribile ci corre l’obbligo di ribadire alcuni punti imprescindibili:

a) nessuna decisione può essere presa sulla testa dei cittadini: la proposta o le proposte che saranno formulate dalla Regione, dovranno essere condivise, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Aarhus, con il territorio e comunque prima dei due incontri concordati ieri;

b) centrale e metanodotto fanno parte di un progetto unitario e la prima è a supporto del secondo, come si evince chiaramente dal progetto presentato e come espressamente ribadito anche dallo stesso De Vincenti in una lettera inviata alla Regione Abruzzo. Pertanto, è una evidente incongruità decidere sulla centrale senza contestualmente decidere sul tracciato del metanodotto. Ciò significa che il procedimento autorizzativo del metanodotto va sospeso e i due iter, arbitrariamente disgiunti, vanno riunificati;

c) la soluzione alternativa per la centrale e il metanodotto non può che essere individuata al di fuori della dorsale appenninica, come sancito dalla risoluzione  approvata all’unanimità dalla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati; risoluzione sistematicamente elusa dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti;

d) l’individuazione della soluzione alternativa richiede l’attivazione di un tavolo tecnico costituito d’intesa tra Governo nazionale e Regione (anche questo è un punto preciso della risoluzione parlamentare).

Ma affinchè il tavolo possa produrre validi risultati esso deve avere a disposizione un congruo periodo di tempo. Nella precedente normativa, inopinatamente abolita dal governo Monti, erano previsti sei mesi e sei mesi è il periodo stabilito da una recente norma approvata dalla Regione Abruzzo.

Sulmona, 21 luglio 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

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“SNAM BEFFARDA, GOVERNO ARROGANTE, REGIONE IN RITIRATA”

Comitati cittadini per l’ambiente SulmonaL’incontro di ieri presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri tra Regione e Governo, è stato improduttivo, disertato e deludente. La Regione era rappresentata dal solo Assessore all’ambiente, Mario Mazzocca: assente il Vice Presidente Lolli e, come nelle precedenti convocazioni, anche il Governatore D’Alfonso che ormai da diversi mesi, ci sta facendo assistere ad un lento, inesorabile abbandono della battaglia.

Ci aspettavamo una Regione agguerrita in questo secondo e decisivo incontro nel quale andavano ribadite con forza la richiesta dell’attuazione della risoluzione parlamentare che prevede un tracciato diverso per il metanodotto e una diversa ubicazione per la centrale fuori della dorsale appenninica; la richiesta dell’applicazione della norma approvata nel novembre scorso dalla Regione che prevede un periodo congruo di sei mesi per lo studio delle alternative con un collegio di tecnici ed esperti o, in caso di rifiuto, la richiesta della sospensione del procedimento autorizzativo sino al pronunciamento della Corte Costituzionale, avendo, il Governo, impugnato la norma regionale; la richiesta dell’applicazione della L. Reg.le del 26 maggio 2015 n.100 sulla localizzazione delle centrali in aree industriali a minor impatto ambientale e a più basso rischio sismico e sulle distanze di sicurezza, perché la posta in gioco è altissima: il futuro del nostro territorio e dei nostri figli. Abbiamo assistito, invece, ad un ribaltamento dei ruoli: gli artigli vengono sfoderati dalla Snam che si concede anche la facoltà di schernire i cittadini sulmonesi ed il territorio, proponendo, come “soluzione alternativa” per la centrale, lo spostamento in una vecchia cava distante qualche centinaio di metri. “Il procedimento instaurato impone localizzazioni sempre all’interno del territorio sulmonese” è stata la giustificazione del Governo alla beffarda “soluzione” proposta dalla Snam: e su quanto impongono la volontà Parlamentare, gli atti legislativi prodotti dal Consiglio Regionale, le delibere di tutti gli Enti istituzionali anche delle altre Regioni, le Direttive europee, con arrogante indifferenza le ignoriamo e le trasgrediamo? La verità sta nel fatto che cambiando la localizzazione, la Snam deve ripetere la V.I.A. e applicare, essa o il Governo, anche la V.A.S., come da Direttive europee, tuttora disattese.

Avevamo chiesto al Presidente D’Alfonso di non fermarsi, come ha scelto di fare, alla sola negazione dell’intesa, ma di esercitare una forte e pressante interlocuzione con il Governo nazionale per indurlo al rispetto della volontà espressa da tutte le istituzioni democratiche; di dotarsi delle necessarie competenze tecnico-giuridiche con la proposizione, da parte della Regione, anche di un progetto alternativo che fosse espressione non solo delle numerose ragioni per un “no” fermo e motivato al progetto della Snam, ma che ponesse in evidenza anche l’elemento fondamentale dell’analisi costi-benefici, aspetto che sia la multinazionale che il Governo, in modo sconsiderato e irragionevole, non hanno mai posto in essere. Non solo non c’è stato nulla di tutto questo, ma assistiamo allo spettacolo di una Regione che è sempre di più in ritirata.

Chiediamo, pertanto, al Sindaco Ranalli e al Presidente della Provincia De Crescentis, che ieri hanno partecipato all’incontro, di formalizzare con atti di giunta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri prima del 23 giugno, quanto andava fatto presente e dibattuto ieri. Le scelte per questo territorio e l’Abruzzo interno, non vanno affatto nella direzione giusta: dallo sviluppo economico ed occupazionale, alla sanità, alla tutela ambientale.

Per domani il Presidente D’Alfonso ha convocato, presso l’Abbazia Celestiniana,  la Giunta tematica su Sulmona  e  il Centro Abruzzo con un titolo fumoso ed onnicomprensivo. La riunione, come annunciato, sarà a porte chiuse anzichè, come sarebbe stato più opportuno, aperta al confronto con i cittadini e con le componenti sociali economiche e culturali della nostra comunità che avrebbero potuto rappresentare i problemi che la popolazione dell’Abruzzo interno vive quotidianamente sulla propria pelle. Anche questa modalità di “scendere” sul  nostro territorio è l’emblema di un potere autoreferenziale e arroccato su se stesso, in perfetta sintonia con quella politica “decisionista” ormai imperante, distante dai diritti e dai bisogni della gente e che svuota ogni giorno di più il principio fondamentale della nostra Costituzione in base al quale “la sovranità appartiene al popolo”.

Sulmona, 11 giugno 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

Centrali di compressione e distanze delle condotte

 

LA NUOVA LEGGE DELLA REGIONE ABRUZZO SULLA LOCALIZZAZIONE DELLE CENTRALI DI COMPRESSIONE E SULLE DISTANZE DELLE CONDOTTE: UNA MAGGIORE TUTELA PER L’INCOLUMITA’  DELLE PERSONE  E  UNO   STRUMENTO  IN   PIU’   PER OPPORSI  ALLA  SNAM!

Nella seduta di martedì 26 maggio, il Consiglio regionale d’Abruzzo ha approvato, con voto unanime, una nuova legge sulla localizzazione delle centrali di compressione e sulle distanze minime dei metanodotti dai fabbricati.

Con le nuove norme la Regione Abruzzo ha uno strumento in più per contrastare il devastante progetto della Snam relativo alla centrale di compressione di Sulmona e al mega gasdotto che dovrebbe interessare le aree più sismiche dell’Appennino, tra cui la Valle Peligna e gran parte dell’Aquilano. In ottemperanza a quanto già previsto dal piano regionale sulla qualità dell’aria, la legge stabilisce che le centrali di compressione possono essere collocate solo nelle aree industriali, dove però “l’impatto ambientale e il rischio sismico sono minori”.

La nuova normativa  fa propria un’esigenza più ampia che va oltre il progetto Snam perché stabilisce adeguate distanze di sicurezza dei metanodotti dai fabbricati, rispondendo, in tal modo, a una situazione di urgenza per la salvaguardia della salute e dell’incolumità dei cittadini, dopo l’ esplosione del metanodotto di Mutignano di Pineto che ha causato  diversi feriti e danni notevoli alle abitazioni e a quant’altro presente nel raggio ricompreso dall’esplosione.

Il drammatico evento ha dimostrato l’inadeguatezza grave delle disposizioni nazionali sulle distanze minime di sicurezza, tale da violare il diritto fondamentale alla tutela della salute riconosciuto dall’articolo 32 della Costituzione.

La nuova legge non riguarda solo i metanodotti, ma colma una lacuna della legge nazionale vigente anche rispetto alle distanze di sicurezza delle centrali di compressione e regola il caso particolare delle condotte di metano tra loro contigue che possono dare luogo a fenomeni esplosivi e cumulativi da effetto domino.

Infatti, rispetto alla normativa nazionale, la legge regionale estende le distanze di sicurezza sulla base del diametro delle condotte e della loro pressione di esercizio, tutelando gli  agglomerati di fabbricati inferiori a 300 abitanti, i fabbricati d’uso collettivo (ospedali, supermercati…), i fabbricati isolati, affermando, così, che anche una sola vita umana va difesa.

I comitati auspicano che, nel processo giudiziario che sarà avviato dopo l’incidente al metanodotto di Mutignano di Pineto, la Regione vi si inserisca e sollevi il problema dell’incostituzionalità delle norme nazionali che non possono stabilire parametri di tutela sulla base del numero di persone da salvaguardare.

I comitati esprimono la propria soddisfazione e il proprio apprezzamento per l’impegno di tutti i gruppi consiliari, in particolare del Presidente della Commissione Territorio e Ambiente Pierpaolo Pietrucci, che è anche stato relatore della proposta, del consigliere del nostro territorio Andrea Gerosolimo, anche per il supporto dato dalle sue segreterie.

In vista dell’incontro, convocato per il 10 giugno prossimo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Regione Abruzzo potrà far valere anche la nuova legge,  in aggiunta ad altre importanti disposizioni a tutt’oggi rimaste inattuate (come la risoluzione parlamentare e la  norma regionale che regola il confronto con il Governo nazionale) per esigere  l’istituzione di un tavolo tecnico e tempi adeguati per  la valutazione di proposte alternative rispetto al progetto della Snam.

Sulmona, 28 maggio 2015

 Comitati cittadini per l’ambiente

 

Info: Mario 3339698792 – Antonio 3407066402 – Giovanna 3284776001
Email:sulmonambiente@gmail.com Sito web: https://sulmonambiente.wordpress.com/

https://www.facebook.com/pages/Comitato-Ambiente-Sulmona/163437587047697

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