Davvero un bel grattacapo per il professor Antonio Montepara, ex Preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Parma, lo stesso che ha curato il piano di #ricostruzione dei centri storici di #Navelli e della frazione di #Civitaretenga a seguito del #terremoto di #LAquila, pervenuto lo scorso 23 dicembre ad intesa con l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del #Cratere (USRC) con sede a #Fossa.
Secondo quanto si apprende dagli organi di stampa, al docente dell’Ateneo parmigiano, originario di San Valentino (#Pescara) e laureato in Ingegneria Civile presso l’Università degli Studi di L’Aquila con lode, sarebbero stati posti sotto sequestro dalla Guardia di Finanza, a inizio del mese di giugno scorso, diversi beni immobili tra case e terreni, in #EmiliaRomagna e in #Abruzzo, per un valore di circa 700.000 euro per presunte consulenze illegittime che avrebbero procurato un danno erariale all’Università di #Parma per quasi un milione e mezzo di euro.
Tutto sarebbe nato da un’ispezione ordinata a livello nazionale dal governo per scovare i dipendenti pubblici, soprattutto docenti universitari, che avessero svolto incarichi di natura libero-professionale senza l’autorizzazione dell’ente di riferimento. Tra questi Montepara, finito nel mirino di Guardia di Finanza e Corte dei Conti per il periodo in cui ha ricoperto l’incarico a tempo pieno di preside della facoltà di ingegneria rimanendo titolare di uno studio professionale.
Per gli investigatori il professore, che è stato anche candidato rettore alle ultime elezioni, in assenza della prevista autorizzazione da parte dell’Università, avrebbe svolto numerosi incarichi extraprofessionali incompatibili con il regime del pubblico impiego in generale e ancor di più della peculiare normativa di settore. Inoltre, sempre secondo quanto accertato dalla Finanza, quantomeno nell’ultimo decennio sottoposto a controllo, non solo non avrebbe mai richiesto la prevista autorizzazione all’ente di appartenenza ma non avrebbe mai comunicato allo stesso di aver eseguito alcuno degli incarichi svolti per conto di soggetti pubblici e privati evitando, quindi, di versare all’Università la percentuale spettante in questi casi all’ente di appartenenza. La legge permette ai dipendenti delle università di svolgere attività libero professionale, ma solo se formalmente autorizzati e se parte dei compensi resta all’ateneo.
Sempre dagli organi di informazione si apprende che l’illustre professore avrebbe fatto ricorso al Tar contestando un provvedimento della stessa #Università, col quale l’#Ateneo vorrebbe recuperare i mancati introiti legati ai compensi percepiti per incarichi extra istituzionali. Montepara si sarebbe difeso spiegando che in questi dieci anni il suo contratto è cambiato molte volte. Per lunghi periodi è stato dipendente dell’Ateneo solo a tempo parziale, condizione che non richiede più il permesso dell’Università per svolgere anche altri lavori. E che in ogni caso ha sempre operato “alla luce di una interpretazione in buona fede del D.P.R. 382/80”, con “perfetta lealtà verso l’Università, alla quale mai ho fatto mancare il mio costante impegno didattico, scientifico ed accademico e non ho arrecato alcun danno economico”.
Posizione che ora cercherà di dimostrare nei fatti davanti ai giudici amministrativi, nel quale si troverà contro oltre all’Università di Parma anche il Nucleo Speciale Pubblica amministrazione della Guardia di Finanza di Roma, i ministeri dell’Economia e dell’Istruzione e l’Ispettorato del Dipartimento della Funzione pubblica.
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