DDL Piccoli Comuni e Montagna

Proposta di approvazione da parte del Consiglio comunale di un ordine del giorno per chiedere al Governo ed al Parlamento di varare al più presto al Senato, senza modifiche, il disegno di legge recante “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni”, considerate le importanti opportunità in esso contenute per le nostre comunità e per tutto il Paese.

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#veritàpergiulioregeni

Roma, 29.03.2016 – Paola, la madre di Giulio Regeni in conferenza stampa al Senato chiede di chiarire le circostanze che hanno portato all’uccisione del figlio scomparso al Cairo il 25 gennaio e ritrovato senza vita lo scorso 3 febbraio.

“Non vi dico che cosa gli hanno fatto, in quel viso ho visto tutto il male del mondo. Quando sono entrata nella sala dell’obitorio, qui a Roma – ha raccontato – ho detto è lui, è Giulio perché l’ho riconosciuto dalla punta del naso. Per tutto il resto non era più il nostro Giulio. E’ morto torturato”. 

#‎veritapergiulioregeni

Le donne dello zafferano in Senato

Dina Paoletti e Giovannina Sarra in Senato“Nel giorno della festa della donna è molto importante valorizzare le competenze femminili in un mondo, quello di oggi, troppo distratto rispetto al talento delle donne. Oggi in Senato abbiamo avuto, grazie alle senatrici Pd della commissione Agricoltura, un momento per valorizzare alcune esperienze di lavoro femminile in agricoltura. Sul territorio italiano ci sono migliaia di realtà importanti, costruite e portate avanti dalle donne con impegno, dedizione e fatica. Sono orgogliosa di aver ospitato in Senato la cooperativa Altopiano di Navelli che in Abruzzo rappresenta il fiore all’occhiello per la produzione di Zafferano. Dina Paoletti è ora alla guida di questa azienda che in 45 anni di lunga attività è diventata un vanto per tutto l’Abruzzo, aumentando il valore delle sue produzioni di zafferano da 150 grammi a oltre cento chili. E’ uno degli esempi di imprenditoria femminile che insieme a tante altre realtà che vanno da nord a sud, contribuiscono a dare quel valore aggiunto all’Italia di cui oggi c’è disperatamente bisogno”. L’ha dichiarato la senatrice Stefania Pezzopane che ha partecipato all’iniziativa organizzata dal Pd del Senato dal titolo ‘Donne di terra e di orizzonti, Agricoltura tra tradizione e innovazione’ in occasione dell’8 marzo.

Qui trovate l’intervento della nostra concittadina Dina Paoletti dal min. 59 con trascrizione.

Iniziativa PD con donne imprenditrici

Iniziativa Pd con donne imprenditrici08/03/2016

Sala Caduti di Nassirya – ore 11.30

Senato Della Repubblica, Piazza Madama, Roma, RM, Italia

Partecipa
Anna Finocchiaro, Leana Pignedoli, Maria Teresa Bertuzzi

‘Donne di terra e di orizzonti, Agricoltura tra tradizione e innovazione’ è il titolo dell’iniziativa che si terrà domani 8 marzo, in occasione della festa della donna. Nel corso dell’incontro, organizzato dalla vicepresidente della commissione Agricoltura Leana Pignedoli a nome del gruppo Pd, ci saranno le testimonianze di tre donne imprenditrici che da Milano a Lecce hanno creato aziende agricole importanti e competitive.  Tra queste anche la nostra concittadina Dina Paoletti della Cooperativa “Altopiano di Navelli” (AQ).
Sarà poi presentato il libro di Normanna Albertini, ‘Sulle spalle delle donne, Memorie di una bambina di campagna’. L’iniziativa è coordinata dalla senatrice Maria Teresa Bertuzzi, capogruppo Pd in commissione Agricoltura e le conclusioni sono affidate ad Anna Finocchiaro.

“#Navelli, mobilitazione per salvare l’ufficio postale”

 “Mi preme rivolgere un sentito ringraziamento alla senatrice Stefania Pezzopane per essersi immediatamente attivata contro la chiusura dell’Ufficio Recapiti di Navelli rivolgendosi, attraverso una lettera, al direttore della filiale aquilana di Poste Italiane, Luciano Tola, affinché venga ricercata una soluzione condivisa al problema che non penalizzi ulteriormente i cittadini di un intero territorio, ovvero quello ricompreso tra la Valle del Tirino e Campo Imperatore, oltre alla Piana di Navelli e la Valle Subequana, ai quali altrimenti non sarebbero più garantiti i servizi essenziali, e tenga conto delle difficoltà a cui andrebbero incontro i portalettere a seguito di un eventuale accentramento del servizio in altra sede, essendo tutti residenti nei Comuni appartenenti al suddetto territorio. La senatrice ha annunciato anche la presentazione a breve di un’interrogazione parlamentare “per sollecitare il Ministro a scongiurare la chiusura e il ridimensionamento dei servizi postali soprattutto nei comuni montani e poco collegati con i centri maggiori”.

Voglio ringraziare altresì per l’interessamento il consigliere provinciale Fabrizio D’Alessandro e, non ultimo, il neo eletto consigliere regionale del Partito Democratico Pierpaolo Pietrucci, del quale è risaputo il forte impegno per lo sviluppo e la valorizzazione delle aree interne che con il nuovo governatore Luciano D’Alfonso si tradurrà senza alcun dubbio in azioni concrete a sostegno dei nostri piccoli comuni.”

articolo chiusura poste navelli
“Il Centro”, 13.06.2014

via Navelli, mobilitazione per salvare l’ufficio postale – il Centro dal 2003.it

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Chiusura ufficio recapiti di Navelli

CONTRO LA CHIUSURA INTERVIENE LA SENATRICE STEFANIA PEZZOPANE

L’Aquila, 11 giugno 2014

POSTE NAVELLI: PEZZOPANE SCRIVE AL DIRETTORE DI FILIALE AQ LUCIANO TOLA, PER SCONGIURARE CHIUSURA. “A BREVE INTERROGAZIONE”
“Ho ricevuto di recente numerose segnalazioni, tra cui anche quelle di alcuni sindaci, amministratori del territorio e consiglieri comunali, provinciali e regionali, tra cui Gaetano Cantalini, Fabrizio D’Alessandro e Pierpaolo Pietrucci, sull’imminente cessazione del servizio di recapito posta nel comune di Navelli e in altri comuni della Piana e della Valle Subequana, serviti sempre dal medesimo centro di smistamento.
Una scelta che penalizzerebbe ulteriormente i comuni delle zone interne e i cittadini di queste aree, ai quali non sarebbero più garantiti servizi essenziali”.
È l’incipit di una lettera che la senatrice Stefania Pezzopane scrive al direttore della filiale aquilana di Poste italiane, Luciano Tola, sull’imminente ridimensionamento dell’ufficio postale di Navelli.
“Se continua la politica di ridimensionamento e taglio dei servizi, si favorisce la decrescita demografica e l’abbandono di questi comuni, già rischio spopolamento, senza considerare i disagi a cui sarebbe sottoposta la popolazione più anziana, costretta a servirsi dell’Ufficio postale dell’Aquila, se i servizi venissero accentrati nel capoluogo, come si teme.
Mi auguro che a breve voglia favorire un’occasione di incontro, per cercare di individuare una soluzione di compromesso che tenga conto, come già è accaduto in passato, sia delle necessità dell’azienda che quelle dei cittadini. Mi auguro che anche in questo caso prevalga il buon senso.
Ad ogni modo- conclude la senatrice- interverrò a breve con un’interrogazione parlamentare per sollecitare il Ministro a scongiurare la chiusura e il ridimensionamento dei servizi postali soprattutto nei comuni montani e poco collegati con i centri maggiori”.

CHIUSURA POSTE NAVELLI

Il Blog di Gaetano Cantalini

 

NAVELLI – Intervengono in massa i sindaci dell’Aquilano per scongiurare la chiusura estiva degli uffici postali. E scrivono alle istituzioni, partendo dal premier Matteo Renzi. 

“In seguito alla notizia dell’intenzione di Poste Italiane di procedere alla chiusura dell’Ufficio Recapiti di Navelli si vuole evidenziare e portare all’attenzione di chi di dovere l’importanza che tale ufficio riveste non solo per il Comune di Navelli ma anche e soprattutto per un vasto territorio che va dalla Valle del Tirino all’alta montagna di Campo Imperatore ricomprendendo l’intera Piana di Navelli e la Valle Subequana”, si legge in una nota diffusa dal sindaco di Navelli, Paola Di Iorio.

“Si fa presente che tale ufficio – afferma – che oggi occupa sette portalettere e un responsabile, è situato in una posizione…

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L’Italia Giusta

 

Con Stefania Pezzopane e Giovanni Lolli per contare nell’Italia Giusta

Guarda qui la seconda parte dell’incontro “Obiettivo Ricostruzione” avuto luogo il 13 febbraio scorso presso il Ridotto del Teatro Comunale a L’Aquila

 

“Stefania Pezzopane, una vita in salita da Onna al Senato”- Il Centro

La capolista Pd per la Camera alta del parlamento:
“Lotto da sempre contro misoginia e pregiudizi”

L’AQUILA. Una vita in salita. E di corsa. Contro pregiudizi e misoginia. Stefania Pezzopane, 53 anni, una vita per la politica, si racconta tra pubblico e privato. Candidata al Senato come capolista in Abruzzo per il Pd, l’assessore dell’Aquila apre la scatola dei ricordi ma guarda anche al futuro.

Assessore o senatrice?
«Non chiamatemi così. Io sono Stefania. E resterò Stefania, un’aquilana che va a Roma con una missione: ricostruzione».

Storia che inizia a Onna.
«Sì, mio padre è di Onna. Io nasco all’Aquila, a via Castello. La domenica avevo l’abitudine di andare a Onna a giocare con le galline. Molti miei parenti sono lì. Sono molto legata a Onna ed ero lì la mattina del sisma. Onna, per me, è papà Vincenzo, perso a 20 anni».

Com’è stata l’infanzia?
«La mia famiglia d’origine è numerosa. Quattro figli: io la terza, dopo mia sorella e mio fratello più grande, che ho perso qualche anno fa e prima di mio fratello più piccolo. Una famiglia media, con papà che aveva un’impresa edile e mia madre Vilde che lavorava nella segreteria dell’Itis e al Provveditorato. I primi anni ho abitato dentro le mura. A via Castello sono nata, a San Bernardino, dove ho iscritto poi mia figlia, sono andata a scuola. Un legame viscerale col centro storico».

Come si viveva?
«Con molti impegni. La mia famiglia ha fatto grandissimi sacrifici. Ma ovviamente mi sono sempre dovuta difendere parecchio. Primo perché eravamo tanti e ti devi sempre organizzare. Devi imparare a condividere. Lì ho imparato anche la mediazione. E poi mi sono difesa anche a scuola».

Da chi e per cosa?
«In classe, anche per questa mia caratteristica di essere così piccola di statura, ti devi difendere. L’ho saputo fare bene. Poi gli anni del liceo»

Come andò?
«In quegli anni ho conosciuto Fulvio (Angelini, ndr), che è stato mio marito. Lì è nata la nostra storia che è diventata quella della nostra famiglia. Ho cominciato a far politica nel movimento studentesco».

Che anni erano, quelli?
«Tra il ’77 e il ’78, anni di grande mobilitazione. Il movimento pacifista, il movimento delle donne e le contestazioni studentesche. Ero a scuola quando fu ammazzato Moro».

Come reagiste?
«Cercammo una via d’uscita nell’impegno. A quei tempi ero molto timida e mi scrivevo tutto quando parlavo alle riunioni. E mi tremava la voce. Partecipai all’occupazione del Celestino, il teatro di via dei Giardini. Lì formai il gruppo musicale “La Mimosa”: tutte donne. Affrontavamo con musica e testi argomenti importanti: ruolo della donna, violenza sessuale, aborto. Mettevamo insieme la musica di Guccini e De André e i canti di lotta delle mondine. Contemporaneamente cantavo al coro Gran Sasso di Paolo Mantini. E qualcuno di sinistra ironizzava su questa mia doppia militanza. Una più tradizionale legata alle origini della città e l’altra la lotta politica. Io L’aquila bella me’ l’ho cantata molto prima che il terremoto la facesse ricordare a molti».

Perché a sinistra?
«Da subito, ma presi la tessera quando morì Berlinguer. Fu la voglia di cambiare le cose, la passione per i diritti delle donne. Nel ’74, anno del referendum sul divorzio, cominciai ad appassionarmi. L’aspetto dell’emancipazione femminile era sentito solo a sinistra».

Il primo impegno politico?
«La raccolta firme per la legge contro la violenza sessuale».

E a casa che ne pensavano?
«La mia famiglia era di centro. Io ho rotto gli schemi. I miei erano preoccupati di queste mie scelte. Non mi hanno vietato nulla ma nemmeno assecondata. Ho dovuto discutere. E non solo a casa».

Dove altro?
«A scuola. Il prof di latino e greco era Cordeschi. Gli devo molto. Mi ha temprata. Considerava la sinistra un nemico. A ogni sciopero ci interrogava 4-5 volte. Scioperavo e poi studiavo fino alle 6 della mattina. Non potevo darla vinta. Dal Liceo uscii con 56. E il prof l’ho ringraziato perché quelle ritorsioni mi hanno resa forte. Come ho ringraziato i miei per avermi fatto capire che nulla ti è dato ma te lo devi conquistare».

Studio e politica andarono d’accordo?
«Presi Scienze politiche ma l’attrazione per la politica vera era sempre più forte. A 20 anni, perso mio padre, mi posi il problema di dare una mano alla famiglia. Ho fatto diversi lavori, da baby sitter e anche nei ristoranti. Davo ripetizioni di latino e greco. Poi Gabriele Lucci mi propose di lavorare alla Lanterna magica che mi ha dato il mio primo stipendio vero. Ho ancora il cedolino: 120mila lire. Ho lavorato a tre edizioni di “Una città in cinema” che aprì L’Aquila al mondo dei grandi direttori della fotografia tra cui Storaro. Poi il bivio: cultura o politica».

Come andò?
«Il Pci riorganizzava i giovani a livello nazionale. Noi aquilani eravamo visti molto bene a Roma. Andammo in tre: io, Fulvio, segretario dei Giovani comunisti e Giorgio Iraggi. Fu Pietro Folena che mi propose di andare. Esperienza straordinaria. Mi sono occupata di problematiche legate ai diritti. Figura di riferimento: Violante. Con Folena visitai le carceri dei detenuti politici. Tra loro anche Giulio Petrilli che non conoscevo».

Da Roma all’Aquila?
«Il segretario del Pci Caroccia mi chiese di candidarmi alle Comunali. Lasciai a Roma Vendola e Zingaretti e tornai: mi si chiedeva un impegno negli anni della svolta di Occhetto. Mi ero già candidata alle Regionali, nel 1985, ma non passai. Candidatura di servizio. Il partito era così: gestiva i voti come una macchina da guerra. “Prenderai 500 voti, i giovani e le donne, muoviti là”. Presi tre volte tanto. Alle Europee dell’89 fu un’avventura, con la 126 usata».

Di che colore era?
«Avana, la comprai da Caroccia. Non avevo alcuna possibilità di essere eletta ma girai tutto il Sud. Due volte rimasi pure in mezzo alla strada. Quell’anno fu eletta la Marinucci. Presi 36mila voti».

E al Comune?
«Il Pci fece una lista di rottura, Convenzione democratica, c’era Pannella e, con noi comunisti, i socialisti. Il simbolo la Genziana. Fui eletta con 1700 voti, ma la lista perse, diventò sindaco Lombardi che mi toglieva sempre la parola e il segretario fu cacciato. Un Ulivo ante litteram. Nel 1994 crollò tutto: ero consigliere quando fu arrestato il sindaco Placidi. La Baldoni divenne sindaco e Lombardi andò al Senato. Si sciolse il Consiglio, vinse Centi. E io di nuovo eletta feci la presidente dell’assemblea civica. Poi le Regionali, io assessore e fui rieletta nel 2000. Quindi la Provincia. Sei anni stupendi, prima del marzo 2010 che mi brucia ancora».

Che accadde?
«Fu l’anno nero del centrosinistra. Perdemmo ovunque. Dopo il sisma mi concentrai sull’Aquila. Altrove s’erano innescati altri processi. Facevo le liste e notavo defezioni, disimpegno. Tradimenti. Presi all’Aquila il 57%: non bastò».

Mai pensato di mollare?
«Ho brutti ricordi. Ha influito il fatto di essere donna. C’è tanta misoginia, facciamo paura. Tutto quello che per un uomo è normale viene imputato, a noi, come eccesso di ambizione».

Bisogna averne, in politica?
«Ridicolo chi dice di non averne. L’importante è che non sia solo questo. Parecchie volte sono dovuta ripartire da zero. Ho fatto l’assessore ai tempi delle battaglie con Berlusconi, Chiodi, Cicchetti. Ho resistito. E le Primarie mi hanno premiato: 3159 voti. Anche Marini ha accettato».

Ora che succede?
«Entro col Porcellum, ma lo abbiamo ammazzato e cucinato. Giusto così, serviva una legittimazione dal basso. Per me è stata una rivincita. Sono contenta e preoccupata».

Che ne pensa sua figlia?
«”Quindi te ne vai?”, mi ha detto Caterina. Le ho risposto di no. Continuerò a fare sacrifici. Non prendo casa a Roma, tanti amici vogliono ospitarmi. Farò i salti mortali. Già sono un’equilibrista del tempo. Accompagno mia figlia a pallavolo. Ogni sera ripetiamo insieme un po’ di italiano, latino, storia e pedagogia».

E il tempo per un libro?
«Sto leggendo Alda Merini. Niente saggi politici, mi piacciono le storie, anche i gialli».

E L’Aquila che storia è?
«Tragedia greca. Ma c’è l’aspetto della catarsi. E la via d’uscita c’è sempre».

Merito degli uomini o degli dei?
«Degli uomini».

E la fede?
«Sono religiosa, cattolica e cristiana. Non ho paura. Vorrei una Chiesa più distante dai beni materiali. Il vescovo Molinari è stato mio prof di religione. Ci faceva sentire “Dio è morto” e ci faceva dire la nostra. Poi ci siamo scontrati, ai tempi dell’onnipresenza di Berlusconi».

E ora che, forse, lo incontrerà di nuovo cosa gli dirà?
«Te la ricordi L’Aquila? Non ci viene da 3 anni, ne continua a parlare come di un miracolo che non c’è. Da presidente della Provincia ho cercato di essere di lotta e di governo: i cittadini non avrebbero perdonato che un’eccessiva vis polemica potesse penalizzarli. Glielo dirò: te la ricordi L’Aquila?».

di Enrico Nardecchia – 13 gennaio 2013

via Stefania Pezzopane, una vita in salita da Onna al Senato – Cronaca – Il Centro