Il metanodotto e la centrale valgono più della vita umana?

Con una recente sentenza (n. 249 del 4.10.16, pubblicata nei giorni scorsi) la Corte Costituzionale ha bocciato la legge della Regione Abruzzo dell’8 giugno 2015 che, al fine di garantire l’incolumità pubblica, stabiliva maggiori distanze di sicurezza per la realizzazione di nuovi metanodotti. Secondo la Corte, la Regione non poteva approvare la legge in oggetto perché essa “si pone in con l’espressa riserva allo Stato” della determinazione dei criteri generali tecnico-costruttivi in materia di impianti energetici. A nostro avviso si tratta di una decisione discutibile. Con la stessa sentenza, infatti, la Corte riconosce il pieno diritto della Regione a legiferare poiché le materie dell’ energia e del governo del territorio rientrano nella competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni (diritto che verrà cancellato qualora, nel referendum del 4 dicembre prossimo, dovesse essere approvata la riforma costituzionale).

La Giunta D’Alfonso, anziché difendere la Legge approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale, ha fatto marcia indietro approvando una delibera (DGR del 27/08/2015 n. 691), con la quale addirittura, condivide “la fondatezza delle motivazioni con cui il Governo Renzi aveva impugnato la Legge e, conseguentemente, ha disposto la non costituzione della Regione Abruzzo nel giudizio dinanzi la Corte Costituzionale”. Tale decisione adottata dalla Giunta D’Alfonso, è stato un atto gravissimo di arrendevole sudditanza di politici senza spina dorsale perché la Regione aveva pieno titolo e ottime ragioni nel difendere la Legge approvata in quanto essa andava oltre gli aspetti meramente “tecnico-costruttivi” e, nello stabilire maggiori distanze di sicurezza, tendeva a tutelare il territorio e la vita degli abitanti che lo vivono, in ottemperanza all’art. 32 della Costituzione che afferma: “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. La Regione, di fronte al ricorso del Governo avrebbe potuto così sostenere, davanti alla Corte Costituzionale, che la tutela della salute è prevalente sulle prerogative dello Stato in materia di energia e che è la Legge nazionale sulle distanze di sicurezza, “drammaticamente inadeguate”, ad essere incostituzionale!

Infatti la Legge regionale era stata approvata dopo l’esplosione del metanodotto Snam a Mutignano di Pineto il 6 marzo 2015. La bomba di fuoco scaturita dall’esplosione aveva prodotto i suoi effetti distruttivi fino ad un raggio di circa 150 metri, evidenziando l’assoluta inadeguatezza delle norme vigenti a livello nazionale, che consentono di collocare un metanodotto a 30 metri da singole abitazioni e a 100 metri da agglomerati con 300 abitanti o da luoghi di concentrazione di persone come ospedali, scuole, supermercati ecc. Le norme in vigore non solo espongono i cittadini a pericoli gravissimi, ma addirittura stabiliscono il valore della vita umana in base al numero delle persone: una singola famiglia può essere sacrificata; per avere invece qualche possibilità di salvarsi bisogna essere almeno in 300!

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A questo punto è inevitabile la domanda: cosa succederebbe se esplodesse il metanodotto che la Snam insiste nel voler installare nel nostro territorio e che ha una portata di gas che è quattro volte rispetto al gasdotto di Mutignano?

Dopo il clamoroso voltafaccia della Giunta Regionale, la sentenza negativa della Corte Costituzionale era pressochè scontata e il rischio, a nostro avviso elevatissimo, che il Governo Renzi autorizzi la costruzione della centrale di compressione non deriva da questa sentenza, ma dal comportamento irresponsabile della quasi totalità dei nostri rappresentanti politici ed istituzionali che, anziché chiamare il territorio alla mobilitazione ed assumere iniziative efficaci nei confronti del Governo, continuano a restare muti ed inerti.

Sulmona, 28 novembre 2016

Comitati cittadini per l’ambiente


I Comitati cittadini e il collettivo AltreMenti indicono
per domani giovedì 1 dicembre ore 17.00 presso la Comunità Montana Peligna
una pubblica assemblea sulla questione Snam.

Nell’occasione verranno affrontate tutte le problematiche inerenti il gasdotto e la centrale di compressione con immagini, video, tracciato del gasdotto a Sulmona, registrazioni audio, commenti.

La cittadinanza è invitata a partecipare.

#Metanodotto #Snam, i Comitati cittadini per l’ambiente: «Il Presidente Pinocchio»

La Giunta regionale dell’Abruzzo ha adottato ben 5 delibere per negare l’intesa con il Governo nazionale sul grande metanodotto Snam “Rete Adriatica” e sulla centrale di compressione prevista a Sulmona.

Il Presidente Luciano D’Alfonso, nell’incontro presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri del 24 settembre scorso chiede “se si possa passare ad un’alimentazione elettrica della centrale in sostituzione dell’alimentazione a gas”. La Snam risponde: “la soluzione ad alimentazione elettrica è tecnicamente possibile e si rende disponibile a presentare modifiche progettuali in tal senso, a condizione che la Regione Abruzzo superi l’intesa negativa assunta relativamente al progetto e alle modifiche che comporteranno l’inserimento in progetto delle opere elettriche di connessione” (leggi: elettrodotti);

Il presidente D’Alfonso a questo punto afferma: “la nuova soluzione tecnologica comporterebbe il venir meno delle motivazioni alla base del diniego espresso”. Davvero? E l’incompatibilità urbanistica dell’opera? E l’impatto ambientale e paesaggistico, all’ingresso del Parco nazionale della Majella? E il rischio sismico? E i rischi per la salute (tutti ancora da valutare) derivanti dagli elettrodotti? E i danni all’economia locale? Ha considerato D’Alfonso che dicendo sì alla centrale dice automaticamente sì anche al metanodotto?

Magia! Per D’Alfonso basta la sola idea (in Italia non esiste nessuna centrale di questo tipo) di “centrale di compressione a propulsione elettrica” per azzerare d’incanto tutte le criticità dell’opera e cancellare 8 anni di lotte contro l’ecomostro della Snam.

Nella successiva riunione del 5 ottobre, sempre presso la PCM, la Snam ribadisce le sue condizioni e “precisa che, qualora la soluzione con alimentazione elettrica non superi il dissenso della Regione, la PCM dovrà esprimersi sul progetto attuale che prevede l’alimentazione a gas”.

Si stabilisce anche che nella seduta del 13 ottobre la Giunta regionale avrebbe adottato “l’atto tipico che esprime la posizione procedimentale della Regione”. Ma il 12 ottobre i capigruppo consiliari del Comune di Sulmona scrivono a D’Alfonso chiedendogli di fermarsi e di non revocare il no all’intesa; e il 30 ottobre il Consiglio comunale di Sulmona approva alla unanimità una delibera con la quale conferma il no a qualsiasi tipo di centrale, a gas o elettrica, e chiede alla Regione di non rimettere in discussione la negazione dell’intesa, sia per la centrale che per il metanodotto.

Al momento sembra che la Giunta regionale non abbia ancora adottato nessuna delibera di revoca del no all’’intesa. In precedenza, lo scorso mese di agosto, la Giunta regionale aveva votato una delibera con cui aveva deciso di non costituirsi in difesa della recente legge regionale con cui si precisava l’ubicazione delle centrali di compressione e si stabilivano distanze di sicurezza dalle infrastrutture energetiche più idonee a garantire l’incolumità e la salute dei cittadini.

La norma è stata impugnata dal Governo nazionale davanti alla Corte Costituzionale e la Giunta D’Alfonso, anziché difenderla, smentisce ed umilia clamorosamente l’intero Consiglio regionale!

C’è ancora qualcuno che possa fidarsi di quest’uomo?

Sulmona, 6 novembre 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

presidente pinocchio

“Si allega il volantino dei Comitati cittadini per l’ambiente, sulla questione Snam, distribuito in occasione del Consiglio regionale di  giovedì 5 novembre. La situazione descritta nel volantino non cambia dopo l’approvazione dell’ultima delibera  della Giunta regionale; anzi è peggiorata perchè sta scivolando sempre di più verso le posizioni della multinazionale del gas e del Governo nazionale.

Quest’ultima delibera, votata il 3 novembre, è infatti una ulteriore presa in giro per il nostro territorio perché con essa si dice no alla sola centrale a gas. Nella scaletta della Giunta regionale del 3 novembre era pronta l’adozione di una seconda delibera per dire sì alla centrale di compressione ad alimentazione elettrica, e ciò in aperto contrasto con quanto deliberato alla unanimità dal Consiglio comunale di Sulmona il 30 ottobre scorso, che ha ribadito il no a qualsiasi tipo di centrale, a gas o elettrica. L’approvazione di questa delibera da parte della Giunta regionale comporterebbe l’azzeramento delle 6 delibere con cui il Governo regionale ha finora negato l’intesa sull’opera progettata dalla Snam.

All’ultimo momento, però, c’è stato un ripensamento e la delibera non è stata adottata.Ma permane il rischio molto elevato che  essa possa essere votata nei prossimi giorni, se non addirittura nelle prossime ore.

Pertanto è più che mai necessaria, in questo momento, la mobilitazione della politica, delle istituzioni locali e dei cittadioni per impedire che il Governo regionale, con il suo voltafaccia, porti a compimento un vero e proprio sopruso e con esso l’ennesimo tradimento dei legiottimi diritti del Centro Abruzzo”.

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La magistratura apra un’indagine sulla “questione Snam”

 

‘De Vincenti e la “porcata” in favore della centrale di Tirreno Power. D’Alfonso chieda a Renzi l’immediata sospensione della procedura autorizzativa della centrale Snam di Sulmona. La magistratura apra un’indagine sulla “questione Snam”¸

claudio-de-vincentiDe Vincenti suggerì a Tirreno Power come eludere le leggi”, così titolava il 15 luglio il giornale Repubblica.it. Dello stesso tenore i titoli di molti altri giornali. Da Repubblica.it  : scrive il Noe dei carabinieri che il dott. Mariano Grillo (direttore generale del Ministero dell’Ambiente) “cerca di far arrivare, per il tramite del vice ministro del Mise (Claudio De Vincenti, attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,ndr), all’azienda il suggerimento di come fare eludere le prescrizioni della copertura del parco carbone”.

Scrive un altro giornale, Qualenergia del 15 luglio : “De Vincenti ipotizzava un’azione disciplinare contro i Pm della Procura di Savona che guidava le indagini sulla centrale”. Uno degli intercettati, Massimiliano Salvi, direttore di Tirreno Power, dice : “pure De Vincenti ieri mi dice, ma non si può fare un esposto al CSM…non si può far aprire un’indagine da parte del Ministero della Giustizia?”.

“Cerchiamo di fare una porcata – dice in una intercettazione ambientale un dirigente del Ministero dell’Ambiente – che almeno sia leggibile”. La “porcata” era una leggina che serviva per favorire la centrale termoelettrica a carbone Tirreno Power di Vado Ligure per la quale la Procura della Repubblica di Savona ha notificato 86 avvisi di garanzia con accuse pesantissime che vanno dal disastro ambientale, all’abuso, all’omicidio colposo.

Claudio De Vincenti, del Partito Democratico, è l’uomo chiave della vicenda Snam. E’ lui che ha gestito e sta gestendo, sul piano politico, l’iter autorizzativo della centrale di compressione di Sulmona e del metanodotto “Rete Adriatica”, prima da sottosegretario, poi da vice Ministro dello Sviluppo Economico e ora da vice di Renzi.

De Vincenti si è sempre schierato con  la Snam, sostenendone a spada tratta le ragioni e rispondendo alle interrogazioni parlamentari con le argomentazioni della multinazionale. 

E’ De Vincenti che avrebbe dovuto dare attuazione alla risoluzione parlamentare sulle alternative al metanodotto e alla centrale Snam, risoluzione che ha eluso con alcuni incontri-farsa del tutto inutili e fuorvianti. Da tempo abbiamo evidenziato e denunziato le tante “anomalie” del progetto della Snam : la suddivisione in cinque lotti per aggirare la VIA unica; la mancanza della VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che invece è necessaria secondo la Corte di Giustizia Europea; l’arbitraria separazione in due distinti iter autorizzativi, uno per la centrale e l’altro per il metanodotto; la carenza di documentazione essenziale; la modifica delle norme sull’intesa Stato-Regione.

Tutte queste “anomalie” sono state avallate dai Ministeri  dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente.

Alla luce della vicenda Tirreno Power auspichiamo che la Magistratura apra un’indagine sui tanti aspetti poco chiari della “questione Snam”.

Chiediamo che il Presidente della Regione Luciano D’Alfonso chieda immediatamente a Renzi di sospendere l’iter autorizzativo della centrale di Sulmona (per la quale il Governo ha convocato per il 31 luglio l’ultimo decisivo incontro) e di istituire il tavolo per le alternative previsto dalla risoluzione parlamentare; chiediamo che il Sindaco Ranalli convochi subito la “Giunta del Territorio” e mobiliti i Sindaci mettendo in atto iniziative efficaci nei confronti del Governo.

Dopo la colpevole e incomprensibile inerzia  di Regione e Comune degli ultimi mesi, auspichiamo che vi sia un sussulto di dignità e di responsabilità da parte di chi è stato eletto per difendere le sacrosanti ragioni del Centro Abruzzo.

Sulmona, 17 luglio 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

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“Una politica ignava e subalterna spalanca le porte alla Snam”

 

snam rete gasL’incontro del 26 giugno a Roma, il terzo ed ultimo secondo la procedura, ha dato un esito ancora più scontato ed amaro dei precedenti: non ci eravamo fatti illusione sulla partecipazione del Presidente D’Alfonso che, con la sua ennesima assenza, ha confermato la fuga totale dalle sue responsabilità, né sulle modalità di conduzione della vertenza da parte di Regione e Comune. Si sono congedati da ignavi e rassegnati al 31 luglio, data in cui quasi certamente sarà comunicato da parte del Governo il provvedimento autorizzativo finale per la centrale di compressione a Case Pente.

Gli incontri con il Governo sono state altrettante occasioni perse. Quella andata in scena è stata una contrapposizione solo di facciata, all’insegna del “non disturbare il manovratore” Renzi.

Anziché mettere in campo una strategia di attacco, per la quale c’erano e ci sono validissime argomentazioni, le istituzioni che rappresentano i cittadini hanno svolto un ruolo sbiadito e subalterno. Andavano fatti pesare, come valichi insuperabili, la mancata attuazione della risoluzione parlamentare che impone l’individuazione di alternative al di fuori della dorsale appenninica; l’istituzione del tavolo tecnico, mai insediato, per il quale una norma regionale prescrive una durata di almeno sei mesi; la recentissima legge regionale sulla localizzazione delle centrali di compressione in aree infrastrutturate e sulle distanze di sicurezza; la sentenza della Corte di Giustizia europea sulla obbligatorietà della Valutazione Ambientale Strategica; le forzature ed illegittimità procedurali; l’assenza dell’analisi costi – benefici. La Regione, anziché inseguire la Snam su assurde e finte ipotesi di “delocalizzazione”, come l’ex cava Merolli, avrebbe dovuto porre al centro del confronto la discussione di una propria proposta alternativa. Il Comune, invece di svolgere un ruolo propulsivo e dotarsi di valide consulenze tecniche e giuridiche, ha preferito adagiarsi sulla linea rinunciataria della Regione. Ci aspettavamo che almeno il Sindaco Ranalli presentasse un dettagliato documento ufficiale con le suddette motivazioni: invece ci si è limitati ad una relazione tecnica sulla impraticabilità della ex cava.

Non si tirano i remi in barca quando a soccombere saranno cittadini che hanno avuto il solo torto di scegliere dei rappresentanti che non hanno saputo e voluto tutelarli. Perché in questi sette anni e mezzo di lotta si sono alternati governi nazionali, locali e regionali, che nella vicenda Snam hanno avuto ed hanno pesanti responsabilità: dai parlamentari sulmonesi (vero On.le Pelino?), che non sono intervenuti sui Ministri per evitare i due decreti di pubblica utilità e di compatibilità ambientale, alle precedenti amministrazioni comunali che hanno trattato con la Snam senza coinvolgere i cittadini, all’ex Presidente della Regione Chiodi, che si è prodigato nello spianare la strada alla multinazionale, nell’incontro a Roma del maggio 2012, quando definì la “Rete Adriatica” opera di urbanizzazione e la centrale di compressione “centralina o sottostazione”.

Il Presidente D’Alfonso, il Vice Presidente Lolli, il Sindaco Ranalli, non sono stati i soli a condannare questo territorio, ma l’essere in “buona” compagnia non li discolpa, perché l’esito scontato di questa vicenda avrebbe potuto avere un risultato diverso se avessero svolto appieno i loro compiti istituzionali. Non lo hanno fatto, i cittadini sicuramente non ringraziano, ma non dimenticheranno, ne stiano certi!

Si chiude una fase di relazioni politiche con il fallimento della stessa politica e si apre ora quella del percorso giudiziario: si dovrà ricorrere alla Magistratura; lo abbiamo paventato in questi anni di lotta ed impegno sociale nei quali, purtroppo, insieme alla negligenza e ai doppi giochi della politica, abbiamo riscontrato anche il lassismo delle categorie del comparto sociale ed economico locale.

Ora più che mai è davvero indispensabile quella coesione ed unitarietà di tutte le forze presenti sul territorio che non hanno più alibi per impedire che Sulmona da candidata a “città capitale della cultura”, come ha “promesso” D’Alfonso venerdì scorso a Pescara , diventi città capitale del degrado, della povertà, della desertificazione e cada nel dimenticatoio!

Sulmona, 29 giugno 2015

Comitati cittadini per l’ambiente 

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“SNAM BEFFARDA, GOVERNO ARROGANTE, REGIONE IN RITIRATA”

Comitati cittadini per l’ambiente SulmonaL’incontro di ieri presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri tra Regione e Governo, è stato improduttivo, disertato e deludente. La Regione era rappresentata dal solo Assessore all’ambiente, Mario Mazzocca: assente il Vice Presidente Lolli e, come nelle precedenti convocazioni, anche il Governatore D’Alfonso che ormai da diversi mesi, ci sta facendo assistere ad un lento, inesorabile abbandono della battaglia.

Ci aspettavamo una Regione agguerrita in questo secondo e decisivo incontro nel quale andavano ribadite con forza la richiesta dell’attuazione della risoluzione parlamentare che prevede un tracciato diverso per il metanodotto e una diversa ubicazione per la centrale fuori della dorsale appenninica; la richiesta dell’applicazione della norma approvata nel novembre scorso dalla Regione che prevede un periodo congruo di sei mesi per lo studio delle alternative con un collegio di tecnici ed esperti o, in caso di rifiuto, la richiesta della sospensione del procedimento autorizzativo sino al pronunciamento della Corte Costituzionale, avendo, il Governo, impugnato la norma regionale; la richiesta dell’applicazione della L. Reg.le del 26 maggio 2015 n.100 sulla localizzazione delle centrali in aree industriali a minor impatto ambientale e a più basso rischio sismico e sulle distanze di sicurezza, perché la posta in gioco è altissima: il futuro del nostro territorio e dei nostri figli. Abbiamo assistito, invece, ad un ribaltamento dei ruoli: gli artigli vengono sfoderati dalla Snam che si concede anche la facoltà di schernire i cittadini sulmonesi ed il territorio, proponendo, come “soluzione alternativa” per la centrale, lo spostamento in una vecchia cava distante qualche centinaio di metri. “Il procedimento instaurato impone localizzazioni sempre all’interno del territorio sulmonese” è stata la giustificazione del Governo alla beffarda “soluzione” proposta dalla Snam: e su quanto impongono la volontà Parlamentare, gli atti legislativi prodotti dal Consiglio Regionale, le delibere di tutti gli Enti istituzionali anche delle altre Regioni, le Direttive europee, con arrogante indifferenza le ignoriamo e le trasgrediamo? La verità sta nel fatto che cambiando la localizzazione, la Snam deve ripetere la V.I.A. e applicare, essa o il Governo, anche la V.A.S., come da Direttive europee, tuttora disattese.

Avevamo chiesto al Presidente D’Alfonso di non fermarsi, come ha scelto di fare, alla sola negazione dell’intesa, ma di esercitare una forte e pressante interlocuzione con il Governo nazionale per indurlo al rispetto della volontà espressa da tutte le istituzioni democratiche; di dotarsi delle necessarie competenze tecnico-giuridiche con la proposizione, da parte della Regione, anche di un progetto alternativo che fosse espressione non solo delle numerose ragioni per un “no” fermo e motivato al progetto della Snam, ma che ponesse in evidenza anche l’elemento fondamentale dell’analisi costi-benefici, aspetto che sia la multinazionale che il Governo, in modo sconsiderato e irragionevole, non hanno mai posto in essere. Non solo non c’è stato nulla di tutto questo, ma assistiamo allo spettacolo di una Regione che è sempre di più in ritirata.

Chiediamo, pertanto, al Sindaco Ranalli e al Presidente della Provincia De Crescentis, che ieri hanno partecipato all’incontro, di formalizzare con atti di giunta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri prima del 23 giugno, quanto andava fatto presente e dibattuto ieri. Le scelte per questo territorio e l’Abruzzo interno, non vanno affatto nella direzione giusta: dallo sviluppo economico ed occupazionale, alla sanità, alla tutela ambientale.

Per domani il Presidente D’Alfonso ha convocato, presso l’Abbazia Celestiniana,  la Giunta tematica su Sulmona  e  il Centro Abruzzo con un titolo fumoso ed onnicomprensivo. La riunione, come annunciato, sarà a porte chiuse anzichè, come sarebbe stato più opportuno, aperta al confronto con i cittadini e con le componenti sociali economiche e culturali della nostra comunità che avrebbero potuto rappresentare i problemi che la popolazione dell’Abruzzo interno vive quotidianamente sulla propria pelle. Anche questa modalità di “scendere” sul  nostro territorio è l’emblema di un potere autoreferenziale e arroccato su se stesso, in perfetta sintonia con quella politica “decisionista” ormai imperante, distante dai diritti e dai bisogni della gente e che svuota ogni giorno di più il principio fondamentale della nostra Costituzione in base al quale “la sovranità appartiene al popolo”.

Sulmona, 11 giugno 2015

Comitati cittadini per l’ambiente

Gasdotto, i Comitati: “Gianni Chiodi, l’uomo smascherato”

Lavori-di-scavo-per-il-gasdotto-Rete-Adriatica
Lavori di scavo per il gasdotto Rete Adriatica

All’indomani della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge regionale relativa ai grandi gasdotti in aree altamente sismiche il Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ha dichiarato : “lo sapevo”.

Certo che lo sapeva, perché egli non solo non ha fatto nulla per impedire l’esito della vicenda, ma ci ha messo abbondantemente del suo: infatti, il 15 ottobre 2012, Chiodi ha riunito la Giunta regionale ed ha approvato una delibera (la n. 660 di ben 24 pagine) con cui dà pienamente ragione al Governo nazionale – che aveva impugnato la legge regionale – perfino su aspetti che invece non sono stati accolti dalla Corte! Quindi la Regione, non solo non si è costituita in giudizio a difesa di una sua legge approvata alla unanimità dal Consiglio Regionale, ma ne ha anche favorito la bocciatura sostenendo la “fondatezza di tutti i motivi di ricorso” del Governo nazionale! Proprio un bell’esempio di uomo di governo per il quale la  salvaguardia della salute e della sicurezza dei cittadini abruzzesi non è, evidentemente, un problema.

Un comportamento diametralmente opposto a quello di Chiodi è stato, invece, quello tenuto da un altro Governatore, Vasco Errani dell’Emilia Romagna, il quale, a proposito del deposito sotterraneo di gas  di Rivara (MO), ha contrastato il progetto durante tutto il suo iter amministrativo ed ha negato l’intesa con lo Stato nell’aprile 2012, un mese prima del sisma che ha colpito la Regione.

Errani non ha avuto bisogno di una legge regionale perché l’intesa è stata negata in base al principio di precauzione sancito dal Diritto Comunitario ed il Governo nazionale, di fronte al risoluto “no” della Regione, non ha avuto altra scelta che quella di cancellare il progetto.

La Snam ha, con grande cinismo, ripresentato il suo devastante e pericoloso progetto appena due giorni dopo il sisma che ha colpito l’Aquila e buona parte della Provincia. E Chiodi è stato zitto, come è stato con la bocca cucita quando i suoi colleghi di partito, i Ministri Paolo Romani e Stefania Prestigiacomo, hanno emanato i rispettivi decreti di pubblica utilità e di compatibilità ambientale, propedeutici al rilascio dell’autorizzazione finale.

L’unica volta che Chiodi ha parlato è stata il 10 maggio del 2012  quando, nel tavolo-farsa promosso dall’allora (e attuale) Sottosegretario Claudio De Vincenti, egli, insieme all’Assessore Mauro Di Dalmazio e al Dirigente regionale Antonio Sorgi, per spianare la strada alla Snam, ha sostenuto che il megagasdotto “Rete Adriatica” non sarebbe altro che … un’opera di urbanizzazione!

Ma come? Un’opera mastodontica e “strategica”, che attraversa 10 Regioni e che necessita di una  serie innumerevole di pareri ed autorizzazioni, comprese le intese con lo Stato, viene equiparata ai tubi che portano il gas alle utenze finali che, come è noto, non richiedono autorizzazione?

Come può una persona che ignora, o fa finta di ignorare, la differenza macroscopica che c’è tra una grande infrastruttura di trasporto e la rete locale di distribuzione del gas, governare un’intera Regione? Chiodi non può continuare impunemente a prendere in giro i cittadini.

Così come non può continuare a prendersi gioco di un’ intero Consiglio Regionale che, con voto unanime, ha votato ben due risoluzioni che lo impegnano  a negare l’intesa con lo Stato.

Le Istituzioni meritano rispetto e il primo a dare l’esempio, per il ruolo che ricopre, deve essere proprio lui. O è troppo chiedere questo all’uomo smascherato?

Sulmona, 13/07/2013

Comitati cittadini per l’ambiente

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Comunicato dei comitati cittadini per l’ambiente

CHIODI SI PROSTRA DAVANTI AL GOVERNO NAZIONALE

Il Governatore Chiodi rinuncia a difendere il territorio regionale e i diritti degli abruzzesi. Dando prova di totale subalternità al volere del Governo Monti-Passera, la Giunta regionale non si è opposta all’impugnazione, davanti alla Corte Costituzionale, della legge regionale n.28 del 19 giugno 2012 e i termini sono ormai scaduti! Tale legge, approvata con voto unanime dal Consiglio Regionale lo scorso 5 giugno, sancisce l’incompatibilità tra grandi oleodotti e gasdotti, con annesse centrali di compressione, ed aree altamente sismiche.  La legge, inoltre, stabilisce che in  tali casi la Regione neghi l’intesa con lo Stato.

Rinunciare a costituirsi presso la Corte Costituzionale in difesa della legge significa dare campo libero al Governo nazionale il cui disegno è molto chiaro: svuotare le Regioni di ogni potere decisionale nel settore energetico. Quella dell’energia è una materia per la quale la Costituzione (art.117) stabilisce la competenza concorrente dello Stato e delle Regioni: quindi le Regioni hanno titolo ad esprimersi e a negare l’intesa  su progetti non condivisi. Nel caso del mega-gasdotto della Snam, destinato a sconvolgere l’intera dorsale appenninica e della centrale di compressione prevista a Sulmona, la mancata definizione dell’intesa comporterebbe la necessità di studiare per sei mesi una soluzione alternativa (art.52 quinquies della legge n. 327 del 2001).

Chiodi, con il suo comportamento acquiescente nei riguardi dei Governo nazionale e della Snam, viene meno ai suoi compiti e manca di rispetto al Consiglio Regionale che ha votato, oltre alla legge, anche due risoluzioni rimaste, a tutt’oggi, totalmente inapplicate. Non solo, ma il Governatore della Regione, pur di spianare la strada al devastante progetto della Snam, il 10 maggio scorso, insieme all’Assessore Di Dalmazio e al Dirigente Sorgi è andato a Roma a sostenere l’incredibile tesi secondo cui il gasdotto Sulmona-Foligno e la centrale di compressione sono “opere di urbanizzazione”, per cui non necessiterebbero di compatibilità urbanistica!

Ormai siamo di fronte al totale annullamento della democrazia. Le decine di delibere e risoluzioni votate da tutte le Istituzioni ( Comuni, Province, Regioni, fino alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati) sono considerate carta straccia.

A decidere sono solo i poteri forti, e cioè i potentati economici e finanziari che fanno prevalere i loro interessi su diritti fondamentali, costituzionalmente tutelati, come quello alla salute, alla sicurezza, alla difesa dell’ambiente e del territorio.

La cosa più vergognosa è che tra coloro che sono stati eletti per difendere tali diritti c’è chi si schiera, invece , dalla parte di chi li sta soffocando. Eppure non mancano, in Italia, esempi di comportamenti ben diversi come quello del Governatore dell’Emilia-Romagna Errani che in aprile, cioè un mese prima del terremoto, ha negato l’intesa con lo Stato sul deposito sotterraneo di gas a Rivara, nel Comune di San Felice sul Panaro (Mo). Di fronte al deciso “no” della Regione, motivata proprio con il rischio sismico, il Governo nazionale ha annunciato che il progetto non sarà più realizzato.

Ma i diritti costituzionali non valgono sull’intero territorio nazionale? O i cittadini abruzzesi sono figli di un Dio minore?

Sulmona, 19/10/2012

Comitati cittadini per l’ambiente

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